Oggi si pu uscire a 67 anni, o anche prima a seconda degli anni contributivi che si riusciti a versare in tutta la propria carriera.
Ma questo vale per "oggi", mentre domani, purtroppo, un altro giorno. E non necessariamente buono almeno in ambito previdenziale.
Alla domanda "quando ci ritireremo dal lavoro?" molti sperano ancora oggi nella risposta "a 67 anni".
Una speranza vana: con l'aspettativa di vita che avanza di anno in anno, probabilmente l'et di uscita in futuro non sar pi a 67 anni.
Lo si pu vedere in queste simulazioni, partendo da chi nato negli anni Cinquanta fino ai giovanissimi degli anni Duemila.
Per saperne di pi in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di be Curious Finance.
Pensioni, quando ci andremo in futuro?
Sarebbe bello dire che ci ritireremo tutti a 67 anni nei prossimi decenni, ma non cos.
Da quando l'uscita previdenziale stata indicizzata all'aspettativa di vita, il ritiro dal lavoro diventato sempre pi un miraggio, almeno per chi non pu garantire decine e decine di anni di contributi versati.
A meno che non venga disposta una "cristallizzazione" permanente dei requisiti, ovvero il blocco dei requisiti per chi li matura in tempo, gi dal 2028 l'asticella del requisito anagrafico comincer a muoversi.
Chi ormai vicino alla pensione non rischier molto, al massimo qualche mese in pi nei prossimi anni.
Il problema riguarder infatti i giovani lavoratori, che potrebbero rischiare un'aspettativa di vita a 87-88 anni entro il 2050: 5 anni in pi rispetto a oggi secondo le stime del Global Burden of Disease Study (GBD) 2021.
Cinque anni in pi che potrebbero rendere l'uscita entro il 2050 vicina ai 73 anni d'et, al ritmo di un'indicizzazione di 2-3 mesi ogni biennio.
E questo con 20 anni di contributi (o 25 se la proposta di Quota 92 dovesse essere presa in considerazione). Per chi avesse qualche anno contributivo in meno, la situazione potrebbe essere peggiore.
Pensioni, le simulazioni di uscita in base all'anno di nascita
Per capire meglio la situazione, proviamo a fare alcune simulazioni, partendo da chi nato negli anni Cinquanta fino a chi nato a inizi Duemila.
Nel caso della generazione dei Baby Boomers, ovvero dal 1946 al 1964, chi ad esempio nato nel 1957 potrebbe uscire direttamente nel 2028, mentre con un solo anno in pi d'et si rischierebbe di uscire nel 2029.
Ma questo dipende anche dal tipo di uscita.
Come gi riportato dal Messaggero, uscendo con la Pensione di Vecchiaia, gli ultimi della generazione Baby Bommer (i nati nel 1964) potrebbero uscire nel 2031, oppure nel 2035 se non dovessero avere i 20 anni di contributi previsti.
Se dovessero avere i 41-42 anni di contributi dell'Anticipata, invece, l'uscita sarebbe direttamente nel 2025.
Nel caso della Generazione X (1965-1980), i nati in questo frangente potrebbero uscire con la Vecchiaia nel 2040, a 68 anni e 2 mesi, oppure nel 2044 in mancanza dei citati 20 anni di contributi.
Diversamente, l'Anticipata sarebbe gi disponibile nel 2034, ma all'et di 62-63 anni e sei mesi.
Per gli ultimi della generazione X, si andrebbe dal 2042 (Anticipata) al 2047 (Vecchiaia) fino al 2052 (Vecchiaia ma con pochi contributi).
Per la Generazione Y (1981-2000) si rischierebbe addirittura di lavorare 3 anni in pi rispetto a oggi, con uscita a 69 anni d'et, o 73 anni se senza contributi a sufficienza.
E infine, quelli della Generazione Z (2000-2010), che potrebbero rischiare l'uscita con la Pensione di Vecchiaia a 71 anni e 4 mesi, addirittura a 75 anni e 8 mesi con quella con pochi contributi.
In pratica, il ritiro sarebbe previsto tra il 2070 e il 2081, fino al 2085.
Pensioni, perch sar sempre pi difficile ritirarsi
A essere precisi, l'aspettativa di vita non il solo motivo per cui in futuro sar sempre pi difficile ritirarsi.
E' vero che pi la popolazione invecchia e pi aumenteranno i pensionati, ma il nostro sistema previdenziale era gi in crisi ben 30 anni fa, quando la speranza di vita era a 73 anni, quasi 10 anni in meno rispetto a oggi secondo l'ISTAT.
Pertanto, il problema non la quantit di pensionati, ma il modo in cui sono state date le pensioni in passato.
Ovvero una cattiva gestione del sistema previdenziale, che ha permesso addirittura l'erogazione di trattamenti previdenziali anche a chi non ha mai versato contributi nelle Casse Previdenziali.
E con il debito pregresso delle precedenti amministrazioni, non sar facile per l'INPS garantire oggi il patto intergenerazionale alla base dello stesso sistema previdenziale.
Perch non ci sarebbero altre soluzioni se non posticipare sempre di pi l'et di uscita (e non necessariamente seguendo l'aspettativa di vita), o tagliare gli assegni per le future pensioni.
Tutte soluzioni che ovviamente non coinvolgeranno gli attuali pensionati o quelli imminenti, bensi i giovani lavoratori, che lavoreranno di pi per uscire pi tardi e con meno soldi.