Buone notizie dall'INPS per tutti i pensionati che non hanno smesso di lavorare nonostante la maturazione della pensione.
Anche nel 2024 (e presumibilmente nel 2025) si potrà lavorare e percepire la pensione al tempo stesso, senza vedersi sospendere il trattamento previdenziale da un momento all'altro.
A patto, però, di avere una di queste pensioni come trattamento principale. In altri casi, invece, l'Istituto non sarà affatto clemente.
Vediamo quando è possibile lavorare e percepire la pensione, e cosa succede se non si rientra nei casi previsti.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di TutelaSociale.
Pensioni, novità dall'INPS per questi pensionati "lavoratori"
Ufficialmente i titolari di alcune pensioni hanno la possibilità di poter accumulare sia redditi da pensione che da lavoro, come già sancito da tempo con il D.L. n. 112/ del 2008.
Parliamo di trattamenti previdenziali come le pensioni e gli assegni di invalidità aventi decorrenza compresa entro il 31 dicembre 1994 (per quelli successivi serve un?anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni).
E così anche le pensioni di Vecchiaia, ma solo se a carico dell?Assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, e solo se i redditi in cumulo derivano da attività autonoma.
E così anche per le pensioni liquidate dal 1 gennaio 2009, che addirittura, essendo sotto sistema contributivo, possono cumulare tutti i redditi da lavoro, non solo quelli da autonomo.
Al di fuori di tutti questi casi, come ribadito dal recente Messaggio dell'INPS numero 3077/2024, tocca presentare la Dichiarazione dei Redditi, e se si è fuori dai limiti si rischia grosso.
Pensioni, come dichiarare all'INPS i redditi da lavoro
Se non si ha nessuno dei trattamenti previdenziali sopraccitati, ma si rientra tra i soggetti con divieto di cumulo (parziale) della pensione con redditi da lavoro autonomo si dovrà provvedere alla dichiarazione dei Redditi.
In questo caso bisognerà presentare la Denuncia tramite il portale INPS, utilizzando il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o la Carta di Identità Elettronica (CIE).
Precisiamo che la Dichiarazione riguarda il periodo d'imposta 2023, e che in essa non vanno dichiarati "redditi" quali le indennità per attività socialmente utili o legate a cariche pubbliche elettive.
Di contro, dovranno essere dichiarati i redditi che rientrano secondo quanto previsto dall'articolo 10, comma 2, del D. Lgs n. 503 del 1992.
Ovvero quelli che rientrano nel limite stablito dal reddito complessivo annuo, che deve essere non superiore all'importo del trattamento minimo del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti.
In poche parole, si dovranno dichiarare i redditi da lavoro autonomo che non superano complessivamente i 7.383,22 euro.
Pensioni, cosa succede in caso di incumulabilità o omessa dichiarazione all'INPS
Supponiamo di avere l'Ape Sociale come trattamento "previdenziale". Se si ha questa pensione, che prevede appunto l'incumulabilità dei redditi, scatta la sospensione del trattamento.
E questo vale per qualsiasi tipologia di reddito, anche se deriva da attività da dipendente o autonomo. Nel caso invece dei redditi da attività occasionale, il reddito è cumulabile se inferiore a 5.000 euro lordi annui.
A sua volta, se si provvede a omettere la dichiarazione dei redditi è ancora peggio, perché il pensionato rischia di incorrere in sanzioni che prevedono il pagamento di una somma pari all'importo annuo della pensione percepita.
Se non addirittura la sospensione stessa del trattamento, come accade con la mancata presentazione del Modello RED.
Per chi non la conoscesse, si tratta della Dichiarazione della Situazione Reddituale prevista per i pensionati che beneficiano di prestazioni previdenziali o assistenziali, collegate al reddito.
Anche in questo caso, tutto quanto va dichiarato all'INPS, altrimenti sono guai.