C'era da immaginarselo che dopo le polemiche scoppiate sull'aumento di 3 euro per le pensioni minime il Governo non corresse ai ripari.
O che almeno qualcuno all'interno della maggioranza non proponesse una soluzione, come quella presentata giorni fa di aumentare la pensione di circa 91 euro, così da far contenta tutta la platea di titolari di minima.
Il problema è che questa proposta arriva proprio all'avvicinarsi della "chiusura" della Manovra, pressoché pronta per essere votata in Parlamento.
Vediamo intanto in cosa consiste questa proposta.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Mondo Pensioni.
Pensioni minime, 91 euro in più nell'assegno: la proposta di FI
Più che di una proposta, si tratta di un vero e proprio emendamento alla Legge di Bilancio, presentato giorni addietro dai deputati di Forza Italia (FI) Pella, Cannizzaro, Barelli e Nevi.
Davanti al misero aumento di 3 euro, questi parlamentari hanno proposto di alzare l'incremento previsto nel DDL del Bilancio dal 2,2% al 2,7%, appunto quello adottato per le pensioni minime nel 2024.
In pratica i parlamentari richiedono il bis di quella percentuale che a inizio anno ha permesso di elevare la pensione minima a 614 euro.
Ma quanto costerebbe questo incremento? Stando all'emendamento, le coperture finanziarie sarebbero pari a 100 milioni, e si potrebbero ricavare dal Fondo per le esigenze indifferibili, uno strumento tecnico contabile d'emergenza.
Pensioni minime, a quanto ammonterebbe l'assegno con questo aumento
Qualora venisse introdotto l'emendamento nel testo della Manovra, il passaggio dal 2,2% voluto dal Governo a quello del 2,7% promosso dai deputati di FI porterebbe a un sensibile aumento dell'assegno previdenziale.
Di quanto? Di ben 91 euro, ma non al mese. Nel rateo mensile, in realtà, l'aumento sarebbe di 7 euro.
Facciamo due conti veloci. La pensione minima ufficiale sarebbe di 598 euro, senza l'applicazione di alcuna percentuale transitoria, come era quella del 2,7% del 2024 e del 2,2% nel 2025.
Applicando invece la percentuale transitoria e integrandola con la perequazione per il 2025, stimata allo 0,8%, si otterrebbe:
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617 euro di pensione minima mensile con il 2,2%,
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621 euro di pensione minima mensile con il 2,7%.
Pertanto, l'aumento mensile sarebbe di 7 euro rispetto ai 614 euro iniziali. Moltiplicando per le 13 mensilità previste, si otterrebbe così un aumento annuo complessivo di 91 euro lordi.
Decisamente di più rispetto ai 36 euro di aumento annuo previsti con la perequazione del 2025.
Ma la domanda sorge spontanea: diventerà realtà questa proposta?
Pensioni minime, perché il Governo (non) approverà questo aumento
Difficilmente questo emendamento avrà un futuro, anche perché ormai manca poco all'approvazione della Manovra. E il margine per operazioni del genere è davvero limitato, quasi inesistente.
Non si sa nemmeno se questo emendamento sia passato o no in Commissione, pertanto la partita potrebbe essere ancora aperta, così come potrebbe anzi essere finita.
Data la situazione odierna dei conti nazionali, sarà comunque inevitabile la conferma dell'aumento governativo: i pensionati nel 2025 dovranno quindi accontentarsi di qualche euro in più nel proprio rateo mensile, invece di una rivalutazione ricca.
Almeno loro avranno qualche soldo in più. Non si può dire lo stesso invece per i futuri pensionati, ovvero i lavoratori che puntano a uscire nel 2025.
Con i nuovi coefficienti di trasformazione, a partire dal 2025 il montante contributivo di chi prova a uscire dal prossimo anno subirà un ricalcolo abbastanza sfavorevole.
Almeno per i lavoratori che rientrano nel sistema contributivo. Ci sono invece alcuni che grazie ad alcune apposite deroghe potranno evitare questo ricalcolo.