Smettere di lavorare per andare in pensione non sempre è un bene, se si vuole avere una tredicesima "pingue" a fine anno.
Infatti, per chi è uscito dal lavoro ci sono delle brutte notizie proprio sulla tredicesima rata della pensione: in certi casi, purtroppo, l'importo sarà molto più contenuto.
Vediamo infatti cosa succede, e perché scatta questo "taglio" per chi ha smesso di lavorare.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Pensioni e Aggiornamenti.
Pensioni, brutte notizie per la tredicesima 2024
Come sappiamo, il 2 dicembre arriverà non solo la pensione, ma anche la tredicesima, un importo extra che aiuterà tutti i pensionati a passare il Natale in tranquillità.
O meglio, quasi tutti. Alcuni pensionati, purtroppo, riceveranno una tredicesima tagliata, o addirittura inesistente nel proprio cedolino della pensione.
il caso dei lavoratori che nel 2024 hanno deciso di smettere di lavorare. Per loro, infatti, il calcolo della tredicesima sarà abbastanza ingeneroso.
Per chi non conosca il calcolo, esso si basa sull'accumulo di una piccola parte che viene trattenuta dal lordo del rateo previdenziale mensile, per la precisione l'8,3% (circa 8,3 euro ogni 100 euro di pensione).
In genere, il pensionato ottiene con la tredicesima appunto una rata extra della pensione (o quasi: la tassazione è diversa rispetto alle altre mensilità). Ma solo se si è usciti dal lavoro l'anno prima.
Nel caso in cui si esca (ad esempio) a giugno 2024, la tredicesima sarà basata solo sulle rate rimanenti.
Pensioni, a quanto ammonta il "taglio" della tredicesima nel 2024
Come già spiegato sopra, la tredicesima prevede un importo quasi eguale a quello delle altre rate mensili, ma solo se viene accumulata in tutto l'anno.
Partendo da un rateo mensile di 2000 euro lordi (e togliendo le detrazioni), si avrebbe una tredicesima di circa 1980 euro, e questo perché l'accumulo ha riguardato tutti i mesi dell'anno.
Se invece si è finito di lavorare a giugno 2024, come nell'esempio sopra, l'accumulo riguarderà solo 6 mensilità (da luglio a dicembre compreso), per un totale di 990 euro circa.
Ovviamente questo "taglio" riguarderà soltanto chi ha smesso di lavorare a metà anno, così come verso fine anno. Se ad esempio si esce dal lavoro a gennaio o a febbraio, la perdita sarà più contenuta (nel caso prima, l'assegno della tredicesima sarebbe di 1650 - 1830 euro).
Inoltre, si parla di un problema che riguarda soltanto il primo anno della propria pensione: già dal prossimo la tredicesima sarà integrale (salvo ulteriori tassazioni applicate).
Diversa però è la situazione per tutti coloro che hanno deciso di aderire all'Ape Sociale. Purtroppo per questi pensionati la tredicesima sarà un miraggio anche nel 2024.
Pensioni, niente tredicesima per chi esce con Ape Sociale
Confermata anche per il 2025, da quanto è in vigore l'Ape Sociale non prevede né un assegno superiore a 1500 euro, né l'erogazione di una tredicesima a fine anno.
Il motivo? Perché, pur essendo un'uscita anticipatoria, non rientra propriamente tra le formule previdenziali.
Si chiama infatti "Anticipo Pensionistico Sociale": è uno scivolo dell'INPS per "accompagnare" il lavoratore alla Pensione di Vecchiaia, non un'opzione previdenziale vera e propria come possono essere Quota 103 e Opzione Donna.
E lo accompagna perché lo stesso lavoratore non ha modo di uscire diversamente, né con le Quote (la 103, ad esempio, da due anni richiede 41 anni di contributi, contro i 35 dell'Ape Sociale), né con l'Anticipata Fornero (41-42 anni e 10 mesi di contributi).
In cambio di questo "accompagnamento", l'INPS eroga però un assegno con doppio tetto: sia per l'importo (mai oltre 1.500 euro), sia per somme accessorie (niente tredicesima, niente rivalutazione, niente reversibilità).
Ecco perché nel 2024 a richiedere l'Ape Sociale sono stati in pochissimi, e perché è stata rinnovata anche nel 2025.