Con l'aumento dell'aspettativa di vita, è inevitabile che l'età anagrafica per ritirarsi dal lavoro si sposterà sempre più in avanti.
Stando alle ultime stime, in futuro serviranno infatti 13 mesi in più per poter accedere alla Pensione di Vecchiaia. E non solo.
Vediamo come si evolveranno le principali uscite previdenziali, e quali possibilità rimarrebbero per potersi ritirare prima.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Starting Finance.
Pensione, in futuro serviranno 68 anni per ritirarsi: ecco quando
Secondo le ultime stime diffuse dalla Ragioneria Generale dello Stato, l'aumento della speranza di vita porterà nei prossimi anni ad un inevitabile innalzamento dei requisiti anagrafici e contributivi.
Si stima che nel 2040 serviranno almeno tredici mesi in più delle attuali soglie pensionistiche per accedere alla Pensione di Vecchiaia e a quella Anticipata.
Pertanto, a partire dal 2040 i lavoratori dovranno maturare rispettivamente:
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68 anni e 1 mese per la Pensione di Vecchiaia,
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43 anni e 11 mesi di contribuzione (per gli uomini) e 42 anni e 11 mesi (per le donne) nel caso della Pensione Anticipata.
Addirittura, se la speranza di vita dovesse arrivare intorno a 85,8 anni per gli uomini e 89,2 anni per le donne, i requisiti potrebbero essere nel 2067-2069:
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70 anni per la Pensione di Vecchiaia,
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45/46 anni di contribuzione per la Pensione Anticipata.
In pratica i trentenni di oggi dovranno lavorare per ben 40 anni prima di poter andare in pensione.
A patto di maturare i requisiti contributivi richiesti. In un periodo temporale così lungo, è quasi inevitabile un aumento dei requisiti per la Pensione di Vecchiaia.
Pensione, le alternative per ritirarsi prima
Da diversi anni gli ultimi Governi hanno reso disponibili diverse uscite anticipatorie per dare ai lavoratori la possibilità di ritirarsi prima.
Trattamenti previdenziali come Quote, Opzione Donna e Ape Sociale potrebbero esserci anche in futuro, se ogni anno i Governi in carica dovessero riuscire a finanziarli.
Se però la stagione delle uscite anticipatorie dovesse concludersi prima, ai lavoratori rimarrebbe come unica soluzione quella della previdenza complementare, che permette di maturare una rendita anticipata versando ogni mese (o ogni anno) una parte del proprio reddito in un fondo pensione.
In questo modo sarà possibile ritirarsi dal lavoro in anticipo, e senza rischiare di rimanere senza un soldo prima della pensione.
Addirittura con la RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata), il lavoratore potrà cessare la propria attività con 5-10 anni in anticipo rispetto alla pensione di Vecchiaia, ovviamente se rispetta i requisiti previsti.
Pensione, a quanto ammonterà l'assegno in futuro
Difficile stabilire a quanto potrebbe ammontare l'assegno previdenziale nel 2040. Tutto infatti dipenderà dall'andamento del nostro sistema previdenziale e della speranza di vita.
Se infatti il sistema dovesse diventare ancora più ingestibile, e la speranza di vita sempre più avanzata, le pensioni potrebbero diventare sempre meno generose a livello di importi.
Soprattutto se nel 2040 dovessero risultare ancora in vigore i coefficienti di trasformazione, quelli che appunto "trasformano" il montante contributivo in una pensione.
Proprio "grazie" a questi coefficienti chi si ritira ora dal lavoro rischia di ritrovarsi con una pensione annua "tagliata" di diverse centinaia di euro, come abbiamo visto in una precedente simulazione.
Se nel 2040 i coefficienti dovessero seguire l'andamento degli ultimi 14 anni, oggi chi ha un montante da 300mila euro potrebbe beneficiare di un assegno previdenziale mensile da: 970 euro (a 57 anni), 1.100 euro (a 62 anni) e 1.210 euro (a 67 anni).
Nel 2040, invece, beneficerebbe di un assegno di: 920 euro (a 57 anni), 1.030 euro (a 62 anni) e 1.120 euro (a 67 anni).