Davanti al rischio di ritrovarsi alla fine della carriera con un assegno previdenziale davvero irrisorio, sempre pi persone si affidano alla pensione complementare.
Il problema che si tratta di uno strumento ancora oggi abbastanza oneroso, non solo per quanto riguardano le tasse, ma in particolare anche per i costi di mantenimento.
Ecco perch necessario capire fin da subito come funziona la pensione complementare, quali sono gli oneri previsti e quando conviene.
Per saperne di pi in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Giusy Di Girolamo.
Pensione complementare: come funziona nel 2024
Prendere parte del proprio stipendio o reddito mensile/annuo e metterlo in un fondo: si potrebbe riassumere cos il funzionamento della pensione complementare.
E sarebbe un riassunto molto semplificato, visto che la pensione complementare non un mero accumulo di denaro in un fondo, senn sarebbe al pari di un conto deposito o libretto postale. O addirittura di un ETF.
La pensione complementare in realt uno strumento che punta a garantire al contraente un futuro previdenziale pi dignitoso, andando a coprire il gap tra ultimo stipendio e assegno previdenziale INPS.
E non lo fa soltanto facendoti mettere i soldi da parte, ma anche cercando di aumentarli attraverso una gestione corretta e trasparente, investendoli in un fondo pensione attraverso vari asset (obbligazioni, azioni...).
Un fondo che, per legge, non soggetto a fallimento (si veda l'articolo 15 comma 5 del D.
Lgs. 252/05), e che non prevede limiti di accesso se non la propria disponibilit economica.
Detto questo, costruirsi una propria pensione complementare non una passeggiata, visto che, rispetto ai semplici depositi, prevede alcuni oneri specifici tra tasse e costi di mantenimento.
Pensione complementare: quali sono i costi e le tasse previste nel 2024
Partiamo intanto dai costi di mantenimento.
Dato che tocca affidarsi ai fondi pensione (e quindi a banche, assicurazioni e intermediari vari) per costruire la propria pensione complementare, a seconda del contratto ci si potrebbe ritrovare con una sfilza di oneri abbastanza importanti.
Purtroppo si trattano di oneri inevitabili, che guardano anche alla tipologia di fondo a cui ci si rivolge.
Ad esempio, quelli di tipo "chiuso" o "negoziale", ovvero i fondi istituiti dalle associazioni sindacali di lavoratori e datori di lavoro per i propri dipendenti, prevedono soltanto costi amministrativi e finanziari.
Sono molto convenienti, ma appunto previsti per una platea molto ristretta.
Nel caso dei fondi aperti o dei PIP (Piani individuali pensionistici), gli oneri sono molto pi alti, dato che vanno a remunerare l?impresa oltre che a coprire gli oneri effettivamente sostenuti, come il collocamento dei prodotti (gli asset citati sopra).
Andando nel concreto, potremo ritrovarci con un fondo che si limita a chiederci per i costi di mantenimento ora lo 0,26% annuo in rapporto al patrimonio versato, ora addirittura il 3,44%.
Supponendo un versamento annuo di 2mila euro per 40 anni, quindi 80mila euro di montante, se abbiamo un interesse annuo intorno all'1%, ci ritroveremo alla fine con 97mila euro.
Ma questo al lordo dei costi.
Applicando ad esempio lo 0,26% citato sopra, ci ritroveremo invece con 92.420 euro. Se invece il fondo molto pi costoso, e ci chiede il 3,44% per gli oneri, avremo invece a malapena 50mila euro circa.
Per quanto riguarda la tassazione, oltre all'esenzione dell'imposta di bollo, prevista una deducibilit per i redditi versati sul fondo fino a 5.164,57 euro, comprensivi sia dei contributi personali che di quelli a carico del datore di lavoro.
Per i redditi non deducibili, invece, verr applicata un'aliquota del 15%, la quale, per, dopo 15 anni comincer a scendere dello 0,3% annuo, fino ad arrivare a uno sconto del 6% dopo altri 20 anni di gestione.
Pertanto, dopo il 35esimo anno, l'aliquota scende al 9%.
Non si pu dire lo stesso per il TFR, se utilizzato per arricchire il capitale versato: il TFR infatti soggetto a tassazione separata rispetto a quella prevista per i redditi deducibili ammessi (dipendente, autonomo, impresa...).
Pensione complementare: quando conviene nel 2024
Prima di costruire una pensione complementare giusto farsi due domande se, ad oggi, ci convenga o meno dedicare parte delle proprie entrate a uno strumento del genere.
Se abbiamo della liquidit in eccesso e abbiamo modo di affidarci a un intermediario finanziario (banca, assicurazione...) che ci permetta dopo 30-40 anni di ritrovarci con un bel gruzzolo, la pensione complementare un affare redditizio.
Perch anche davanti alla tassazione e ai costi di gestione sopracitati, il gioco pu davvero valere la candela, se ovviamente nel lungo periodo le risorse vengono allocate per bene e portano a degli ottimi rendimenti.
Di certo oggi la pensione complementare non conviene a chi non pu accedere n alla deducibilit e alla tassazione agevolata, come nel caso dei forfettari.
E cos a coloro che, purtroppo, si ritrovano con un fondo che applica dei costi di mantenimento decisamente alti, al punto da "mangiare" tutto il rendimento (se non il capitale versato, come visto sopra).