Puoi andare in pensione anticipata sia quest'anno che nei prossimi, ma solo se hai tutti i requisiti previsti.
In particolare quelli contributivi, che però potrebbero venire a meno se, ad esempio, benefici di indennità per la disoccupazione come la Naspi, che potrebbe (in alcuni casi) diventare un vero e proprio ostacolo per andare in pensione anticipata.
Vediamo bene in quali casi la Naspi diventa un bel problema, e come evitare il peggio.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale dello Studio legale Terrenzio.
Pensione anticipata, il problema della Naspi con i contributi
Partiamo intanto dal principio, ovvero dalla contribuzione, senza la quale non si può assolutamente andare in pensione, tantomeno in anticipo.
La contribuzione da versare all'INPS è di due tipologie: effettiva o figurativa. Nel primo caso, si parla di contributi che il datore di lavoro (o il lavoratore stesso se autonomo) versa all'Istituto in base al reddito e alle proprie aliquote.
Nel secondo caso, si parla di contributi che non sono stati effettivamente versati, ma appunto "figurano" tra i contributi. Questo succede nel caso di lunghi periodi di malattia o di disoccupazione.
Per quanto riguarda la disoccupazione, il lavoratore può beneficiare di un'indennità, ovvero la Naspi, che appunto permette di far figurare questi periodi di disoccupazione tra i contributi.
E qui è il problema. Se vuoi fare domanda di prepensionamento, la normativa vigente prevede che nella maggior parte dei casi la contribuzione effettiva debba essere pari o superiore a 35 anni di contributi.
Appunto, "effettiva". Se usufruisci "troppo" della Naspi, e non raggiungi i 35 anni di contributi effettivi, qualsiasi tua domanda di prepensionamento verrà rifiutata. A parte quella dell'Ape Sociale.
Pensione anticipata e il caso dell'Ape Sociale
Ad oggi l'Anticipo Pensionistico Sociale è forse l'unica opzione anticipatoria che non prevede la distinzione tra contributi figurativi ed effettivi nel suo computo.
E questo anche per via del fatto che la percezione della Naspi è (ancora oggi) obbligatoria per l'accesso all'Ape Sociale: se vuoi richiedere l'Ape, dovrai però aver "concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione". In questo modo, potrai ritirarti dal lavoro con soli 30 anni di contributi (o 36 nel caso di lavori da mansioni usuranti).
Va detto che di recente una sentenza della Cassazione ha ribaltato questo requisito, ma fino a quando l'INPS non modificherà le sue disposizioni, dovrai attenerti a questo obbligo. Pertanto, dovrai essere disoccupato e aver finito di percepire la Naspi per poter andare in pensione con questa uscita vantaggiosa.
O meglio, "vantaggiosa" soltanto per la questione dei contributi. Parliamo di un'uscita che è priva dei vantaggi propri di una pensione, come ad esempio l'integrazione dei redditi da lavoro, la rivalutazione annua e il passaggio ai superstiti.
Pensione anticipata, come evitare di perdere l'accesso
Per evitare il "no" dell'INPS alla tua domanda di prepensionamento, dovrai controllare fin da subito il tuo computo contributivo.
Basta andare sul tuo MyInps accedendo con SPID, CIE o CNS, e poi guardare nella sezione "Estratto conto previdenziale".
In tale sezione avrai la panoramica nella tua situazione previdenziale, e così anche di eventuali buchi contributivi da ripianare nel caso emerga un computo di contributi insufficiente.
Infatti, in caso di eccessivi contributi figurativi, ti conviene colmare tali buchi aderendo ad esempio alla "pace contributiva".
Prevista anche il prossimo anno, la "pace contributiva" permette di ripianare fino a 5 anni di buchi contributivi attraverso un versamento unico o una rateizzazione fino a 120 rate.
In questo modo, potrai raggiungere i 35 anni di contributi richiesti, ed evitare di dover ritornare al lavoro o addirittura di attendere la maturazione dei requisiti della pensione di Vecchiaia.