Che cosa sta succedendo al petrolio? Nel periodo che va dal 2015 a oggi, il prezzo del barile di petrolio WTI ha superato l'importo di 80 dollari solo raramente, con l'eccezione dei picchi raggiunti in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, quando le quotazioni hanno toccato i 120 dollari, e in occasione dello scoppio del conflitto tra Israele e Hamas, con un prezzo arrivato a 90 dollari.
Tagli nella produzione
Nonostante i tagli alla produzione di greggio da parte dei paesi dell'OPEC+, il prezzo del barile non sembra risalire. Nel corso dell'ultimo anno e mezzo, i paesi esportatori di petrolio (tra cui Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait, Venezuela, Libia, Algeria, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Nigeria, Angola, Guinea Equatoriale, Repubblica Democratica del Congo, Russia, Messico, Kazakistan, Azerbaijan, Bahrein, Brasile, Brunei, Malesia, Oman, Sudan e Sudan del Sud), hanno concordato una diminuzione della produzione di 3,6 milioni di barili al giorno, il taglio più grande dal 2020, quando l'Opec decise di ridurla di 10 milioni di barili al giorno a causa del calo della produzione industriale causato dalla pandemia.
Recentemente è stato annunciato che questi tagli saranno estesi fino alla prima metà di quest'anno, ma il mercato ha risposto tiepidamente a questa decisione, già attesa, e il prezzo del barile continua a rimanere sotto gli 80 dollari.
Richieste in riduzione
La domanda di petrolio è molto bassa, a causa di una riduzione delle richieste di questa materia prima che ha compensato i tagli alla produzione. L'Energy Information Administration (EIA) statunitense prevede che il consumo globale di combustibili liquidi aumenterà di circa 1,4 milioni di barili al giorno nel 2024, rispetto a un aumento di 1,8 milioni di barili al giorno nel 2023. La previsione per il 2025 è ancora minore: 1,3 milioni di barili al giorno.
Questa diminuzione è in gran parte dovuta alla domanda proveniente dalle due principali economie emergenti: Cina e India. L'EIA prevede che la richiesta combinata di combustibili liquidi di questi due paesi crescerà nel 2024 di soli 600.000 barili al giorno. Per fare un confronto, nel corso dell'ultimo anno, le richieste provenienti solo dalla Cina erano aumentate di circa 800.000 barili al giorno.
Cina e USA
La Cina, che rappresentava da sola il 58% dell'aumento annuo della produzione di petrolio a livello mondiale, ridurrà significativamente la sua quota nei prossimi anni. L'aumento della domanda di prodotti petroliferi in Cina rallenterà a 516.000 barili al giorno nel 2024, rispetto ai 819.000 del 2023. Questo è dovuto non solo al rallentamento dell'economia, ma anche al processo di transizione energetica in corso nel paese.
D'altro canto, gli Stati Uniti, che lo scorso anno hanno avuto un aumento della produzione di petrolio di scisto superiore alle previsioni, raggiungendo i 850.000 barili al giorno e compensando in parte i tagli da parte dell'OPEC, vedranno nel 2024 un incremento annuale di solo 150.000 barili al giorno, creando un quadro più favorevole per il 2025.
Le tensioni sul mercato del petrolio hanno avuto ripercussioni sulle quotazioni di Borsa dei titoli del settore oil&gas. Le compagnie energetiche europee e americane hanno largamente sottoperformato rispetto ai rispettivi mercati regionali.
(Redazione)