Naspi 2025, addio disoccupazione da gennaio: ecco chi rischia e i nuovi requisiti in Manovra

Benna Cicala Benna Cicala - 18/12/2024 07:45

Naspi 2025, addio disoccupazione da gennaio: ecco chi rischia e i nuovi requisiti in Manovra

Usufruire della Naspi 2025 potrebbe diventare più complesso da gennaio, complici le modifiche proposte all’interno della Manovra 2025 che puntano a introdurre criteri di accesso più rigidi per evitare abusi del sistema. 

In particolare, l’emendamento depositato in Commissione Bilancio alla Camera mira a restringere il diritto all’indennità di disoccupazione per quei lavoratori che, dopo essersi dimessi volontariamente, vengono licenziati da un nuovo impiego a distanza di breve tempo. 

Un provvedimento pensato per mettere al muro i cosiddetti furbetti della Naspi. Ma in cosa consiste la stretta e quali sono le nuove regole in vigore, molto probabilmente da gennaio? Prima di scoprirlo, vi lasciamo al video YouTube di Mr LUL lepaghediale sui pagamenti INPS previsti a dicembre, Naspi compresa.

Come cambia la Naspi da gennaio 2025: i nuovi requisiti

Secondo quanto previsto dal testo dell’emendamento, i lavoratori che dal 1° gennaio 2025 si dimettono da un impiego a tempo indeterminato e successivamente vengono licenziati da un altro lavoro, potranno accedere alla Naspi 2025 solo dimostrando di avere maturato almeno 13 settimane di contribuzione nel secondo impiego.

Sono questi i nuovi requisiti previsti, in controtendenza al funzionamento attuale dell’indennità.

Oggi la Naspi viene erogata a chi si trova in uno stato di disoccupazione involontaria, avendo accumulato almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti il licenziamento. L’indennità scatta a partire dall’ottavo giorno di disoccupazione e richiede la dichiarazione di immediata disponibilità a un nuovo impiego.

Chi rischia di perdere la Naspi 2025

L’introduzione di criteri più stringenti in Manovra è dettata dalla necessità di combattere comportamenti ritenuti opportunistici

Spesso e volentieri, i lavoratori abbandonano un impiego a tempo indeterminato, accettano un nuovo contratto di breve durata e, se licenziati, accedono alla Naspi. Tale meccanismo, spesso frutto di accordi con i datori di lavoro, consente di versare meno contributi all’Inps e genera costi significativi per le casse dello Stato.

L’emendamento richiede almeno tre mesi e una settimana di contribuzione presso il nuovo datore di lavoro per accedere alla Naspi 2025, un paletto che ha suscitato polemiche e acceso il dibattito politico.

Le opposizioni hanno sollevato critiche, sostenendo che la norma sull’indennità di disoccupazione va a penalizzare i lavoratori più vulnerabili. Secondo Valentina Barzotti, capogruppo del M5S in Commissione Lavoro, il provvedimento sarebbe una nuova stangata per chi già vive situazioni di precarietà. La maggioranza, invece, considera il cambiamento necessario per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale e arginare gli abusi spesso legati.

Quali conseguenze per i lavoratori?

Le modifiche previste per la Naspi dall’emendamento in Manovra 2025, se accattate, trasformeranno significativamente le condizioni di accesso alla Naspi, costringendo molti all'addio del beneficio. 

I lavoratori che si licenziano volontariamente e vengono successivamente licenziati da un altro impiego, senza aver accumulato almeno 13 settimane di contribuzione, non potranno richiedere la disoccupazione INPS. Ciò graverebbe soprattutto su chi cambia lavoro frequentemente o accetta contratti brevi, una condizione comune in un mercato del lavoro instabile.

La stretta rischia di aggravare le difficoltà economiche di molti lavoratori, escludendo dalle tutele chi, pur rispettando le regole, si trova in una posizione di debolezza lavorativa. Nonostante l’intenzione di ridurre gli abusi, l’effetto collaterale potrebbe essere una maggiore vulnerabilità per chi già fatica a mantenere una stabilità economica.

Il provvedimento, che rappresenta un punto cardine nella riforma del welfare, mira a rendere il sistema più equo e sostenibile. Sarà però fondamentale monitorare l’impatto delle nuove regole sul mercato del lavoro e sui lavoratori stessi.

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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