In tempi di magra, gli investitori, più del solito, devono ampliare i propri orizzonti alla ricerca di opportunità di guadagno. Questo, però, deve comportare una soglia di attenzione molto elevata proprio perché, quando l’incertezza la fa da padrona, il rischio aumenta su tutta la linea.
Ergo, occorre essere molto più prudenti e selettivi, ovvero informati e consapevoli: le opportunità di guadagno ci sono e ci saranno sempre; va però ponderato il rischio che ci si assume e i relativi aspetti psicologici oltreché finanziari.
La domanda è: siamo davvero coscienti delle possibili implicazioni negative che possono comportare scelte di investimento più azzardate?
Mercati emergenti: di cosa si parla?
Quando si parla di mercati emergenti si fa riferimento a quelle economie in forte sviluppo ma non ancora completamente sviluppate e che, a fronte di ricchezze di materie prime e risorse energetiche, presentano condizioni di instabilità a livello politico, economico e sociale.
Se da un lato quindi, ci sono prospettive interessanti di crescita, dall’altro, vi sono punti interrogativi in merito al raggiungimento di una stabilità a livello strutturale.
Chiaro che, con le turbolenze che stanno attraversando l’economia mondiale, i Paesi emergenti siano, proprio per loro carenze di base, più fragili e soggetti ad andamenti estremamente volatili.
Ogni medaglia, però, ha sempre due facce: se da un lato compare il rischio, dall’altro compare l’opportunità. L’approccio giusto?
Come evidenziato in precedenza, questi mercati necessitano di valutazioni approfondite e di analisi mirate alla comprensione del loro ruolo all’interno di una corretta pianificazione finanziaria.
Nello specifico, ciò che ci si deve chiedere, è: in una struttura di portafoglio personale, sulla base delle esigenze, degli obiettivi, delle tempistiche, dei rendimenti attesi, del grado di rischio sopportabile, c’è spazio per un investimento sui mercati emergenti?
Mercati emergenti: obbligazioni o azioni per lo sprint?
Meglio orientarsi sulle obbligazioni o sulle azioni? Intanto, partiamo da un concetto basilare: questa tipologia di investimento deve essere vista e valutata in una ottica di medio/lungo periodo.
Poi, se nel giro di tempi più ristretti si avesse la fortuna di trovarsi al cospetto di una performance decisamente positiva, si può sempre prendere in considerazione l’ipotesi di vendere e dirottare il capitale su altre tipologie di investimenti.
Per ridurre il rischio, può essere opportuno rivolgersi a gestori specializzati, quindi ai fondi di investimento, alle sicav, piuttosto che agli ETF (a gestione passiva o attiva).
Acquistare una singola obbligazione, piuttosto che un singolo titolo azionario, oltreché difficoltoso, può infatti rivelarsi decisamente rischioso.
Meglio quindi un fondo o un prodotto simile che diversifica il proprio patrimonio su una pluralità di titoli, di Paesi emittenti ed economie emergenti.
La tentazione di fare da sé, può essere dettata dalle possibilità di maggiori guadagni. Però, non dimentichiamoci che le perdite fanno male: molto male. Ergo, meglio accontentarsi di qualcosina in meno, ma dormire sonni relativamente più tranquilli.
Sia gli obbligazionari che gli azionari emergenti possono dare soddisfazioni: quindi, una diversificazione ed una suddivisione dell’investimento tra di essi, può servire ed essere efficace all’interno di una operazione di bilanciamento globale del proprio portafoglio.
Probabilmente ci sarà ancora da soffrire nel breve periodo ma, in seguito, potrebbero arrivare le gioie. L’importante è esserne consapevoli.
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