Materie prime, il trend rialzista riprende forza

30/05/2022 17:08

Materie prime, il trend rialzista riprende forza

Breakout rialzista per il CRB Index

Il lato superiore del rettangolo di consolidamento, contenuto tra 293 e 315 punti circa, disegnato da aprile, che appariva sul grafico giornaliero del CRB fino alla scorsa settimana, è stato rotto con la seduta di giovedì e ha proseguito con la performance di venerdì, che ha portato l’indice a valori pari al massimo registrato nel settembre 2012 chiudendo a circa 320 punti.

Adesso è possibile affermare che la fase di forma rettangolare era solo una pausa di continuazione del trend positivo in atto dai minimi di dicembre 2021.

La prosecuzione del trend rialzista si pone ora l’obiettivo dei 329 punti, il ritracciamento del 61,8%, calcolato dal massimo del 2008 al minimo del 2020, e quello dei 370 punti, il massimo del 2011.

Al contrario, una discesa dei prezzi nuovamente sotto i 315 punti, vedrebbe l’indice al test del supporto cruciale a 280 punti, che costituisce il 38,2% di ritracciamento calcolato dal minimo del 2 dicembre 2021.

Ovviamente bisognerà attendere gli esiti delle politiche monetarie in atto.

Se riuscissero a combattere l’inflazione si potrebbe porre il problema conseguente al calo della crescita globale.

Petrolio WTI - outlook positivo

Il grafico si è riportato a premere con forza sulla resistenza a 115-116 dollari, già massimo del 24 marzo. La debolezza del ritracciamento della scorsa settimana, con un minimo a 105 dollari circa, crescente rispetto ai precedenti, sostiene la tesi che le forze rialziste stanno lentamente riprendendo il gioco in mano.

Una volta rotta la resistenza dei 116, l’obiettivo successivo è collocato a 129,41 dollari, il massimo della seduta dell’8 marzo 2022.

L’ipotesi che il trading range in formazione da fine marzo, compreso tra 116-93 dollari circa, sia la base per un nuovo rialzo, verrebbe completamente negata da una violazione del supporto a 93 dollari, sotto il quale il target ribassista si troverebbe a circa 88 dollari, ritracciamento del 61,8% calcolato dal minimo del 2 dicembre 2021, poi a 79,50.

Mai come nel caso del petrolio, l’analisi tecnica va ”filtrata” con i drivers geopolitici e macro-global che dominano la scena internazionale.

La potenziale ripresa cinese e l’embargo del petrolio russo, potrebbero costituire un “catalyst” straordinario e riportare i prezzi dell’oro nero ai massimi del 2008.

Oro, il rialzo tiene

Si conclude una settimana di scambi in cui i prezzi hanno consolidato nell’intorno della media mobile esponenziale a 200 sedute dopo aver oltrepassato con successo la trendline negativa tracciata sul grafico giornaliero dal massimo del 18 aprile 2022.

L’area compresa tra la suddetta media mobile, 1856,22 dollari e il massimo della seduta del 16 novembre 2021, 1879,5, rappresenta la resistenza da rompere definitivamente prima di tentare di riportarsi verso il lato alto del canale maggiore discendente disegnato a partire dal massimo dell’8 marzo scorso, ad oggi idealmente corrispondente al massimo della seduta del 5 maggio scorso, a 1910,7, e al di sopra della media mobile esponenziale a 50 sedute.

Tecnicamente, l’azione dei prezzi appare piuttosto in equilibrio, con un notevole ammontare di offerta a contrastare la domanda.

Se le forze ribassiste dovessero prevalere, i prezzi scenderanno di nuovo a confrontarsi con il supporto chiave collocato a 1780 dollari circa. Al di sotto di tale livello, l’obiettivo si collocherebbe a 1677-1673 dollari, i minimi del 2021.

Il livello dei tassi di interesse sul decennale statunitense continua a rappresentare, in questa fase, l’elemento fondamentale per la valutazione tecnica delle quotazioni dell’oro.

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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