L'Istat conferma l'incremento dell'inflazione riscontrato a gennaio, come evidenziato nella stima preliminare.
Settori più colpiti dal caro prezzi
Il dato sull'indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic), escludendo i tabacchi, mostra un incremento dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 0,8% su base annua, rappresentando un piccolo rimbalzo rispetto al +0,6% del mese precedente. L'impennata dell'inflazione è attribuita principalmente all'aumento dei prezzi dei servizi legati ai trasporti e dei beni alimentari non lavorati, e all'attenuazione del calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati.
Settori che marginano l'inflazione
Al contrario, il rallentamento dei prezzi dei servizi abitativi e dei beni durevoli fornisce il principale contributo al contenimento dell'inflazione. Anche l'inflazione di fondo, depurata dal costo dell'energia e degli alimentari freschi, ha registrato un rallentamento, passando dal +3,1% al +2,7%.
Energia
Commentando i dati, l'Istat afferma che a gennaio l'inflazione mostra un leggero rimbalzo, passando dallo 0,6% al 0,8% rispetto al mese precedente. Questa moderata accelerazione riflette l'andamento dei prezzi dei beni energetici regolamentati, la cui flessione è stata attenuata a causa dell'effetto statistico derivante dal confronto con i dati di gennaio 2023. Un contributo all'aumento dell'inflazione proviene anche dalle persistenti tensioni sui prezzi dei beni alimentari non lavorati, mentre il cosiddetto "carrello della spesa" continua a rallentare.
Carrello della spesa
Nonostante il rallentamento del "carrello della spesa", l'Istat segnala ancora tensioni sui prezzi degli alimenti freschi. In particolare, i prezzi dei vegetali freschi o refrigerati, esclusi i tuberi, sono aumentati del 18,1% su base annua, mentre per la frutta fresca e refrigerata l'aumento annuo è del 12,9%.
L'inflazione per città
Tra le principali città italiane, Napoli registra l'inflazione più alta a gennaio, con un tasso del 1,9%, più del doppio della media nazionale. Seguono Perugia e Trieste, entrambe con un tasso del 1,7%. Le variazioni più contenute si registrano a Reggio Emilia (-0,4%) e Campobasso (-0,7%), con prezzi in calo anche ad Ancona (-0,3%) e Modena (-0,2%). Questi dati emergono dall'analisi dell'Istat sui capoluoghi di regione e provincia, oltre che sui comuni non capoluoghi con più di 150.000 abitanti.
(Redazione)