Dopo aver ricordato il ventennale del collasso di Parmalat, uno dei crac più significativi della storia italiana, ci si chiede cosa sia successo alla Cirio di Sergio Cragnotti, ex presidente della Lazio.
I crac di Parmalat e Cirio
Parmalat e Cirio hanno aperto quello che può essere definito un "ventennio orribile" per i risparmiatori italiani, nel quale si sono persi circa 40 miliardi di euro di risparmio. La crisi di Cirio era già evidente nel novembre 2002, quando il gruppo emise un comunicato ingannevole, affermando che avrebbe ripagato interamente un prestito. Oggi, alcune società del gruppo sono ancora in vita, sebbene prive delle loro attività industriali e sottoposte a procedure di amministrazione straordinaria. Luigi Farenga, uno dei tre commissari straordinari, prevede che la procedura dovrebbe concludersi nel prossimo anno, dopo una proposta di concordato ai creditori. Rispetto a un debito di oltre 2 miliardi di euro, si stima che i creditori riceveranno circa 800 milioni. Cragnotti è stato condannato nel 2021 a una pena definitiva di 5 anni e 3 mesi.
Altri fallimenti in Italia
Ricordiamo anche casi come Freedomland, Finmatica, Italease, Finpart, Giacomelli e così via, che risalgono agli albori del nuovo millennio. In seguito, mentre i bond argentini causavano perdite anche in Italia, la crisi di Parmalat scoppiò in Piazza Affari a dicembre 2003, preceduta da quella di Cirio nel luglio dello stesso anno. Nel 2005, in seguito a questi eventi, emerge la figura dei cosiddetti "furbetti".
Ricucci, Coppola e Statuto, noti immobiliaristi, supportati e finanziati da alcune banche, iniziano a prendere il controllo di Bnl e Antonveneta, agitando la bandiera della difesa nazionale contro presunte mire straniere. Non c'è un vero e proprio crack, ma è un duro colpo per il sistema finanziario e segna l'inizio della fine per due grandi banche che avevano operato con imprudenza, la Popolare Lodi e la Carige. Mentre tutto ciò accadeva, Antonveneta passava di mano più volte, finendo infine nelle mani di Mps per una somma astrale di 9 miliardi.
Molti istituti di credito al collasso
Nel frattempo, a partire dal 15 settembre 2008, scoppiava la crisi finanziaria globale con il fallimento di Lehman Brothers. In Italia, le banche popolari non quotate vivevano in una sorta di bolla, protette da una regola statutaria che prevedeva la determinazione interna del prezzo delle azioni. La crisi si abbatté sulla Banca Popolare di Vicenza, che perse 6 miliardi di euro, e sulla Veneto Banca di Treviso, mentre la Cassa Marche e la Popolare Etruria di Arezzo seguirono poco dopo.
Bio-On il caso più recente
Il caso più recente è Bio-On, un'azienda di bioplastiche. Nell'estate del 2019, l'azienda valeva 1,3 miliardi in Borsa, ma dopo la pubblicazione di un rapporto critico, il valore dell'azienda si dissolse, portando al suo fallimento sei mesi dopo.
Ancora oggi, molti risparmiatori attendono giudizi definitivi per i loro investimenti in bond Cirio e Parmalat, a dimostrazione del fatto che le conseguenze di questi crac finanziari si fanno sentire ancora oggi.
(Redazione)