Bund sul supporto chiave
Il test del supporto dei 135 euro avviene e il grafico dei prezzi, pur non chiudendo alcuna seduta settimanale al di sotto di tale livello, segnala una debolezza complessiva ed una forte difficoltà, da parte della domanda, ad assorbire l’offerta, persistente anche su un supporto importante quale quello attuale.
La chiusura piuttosto debole della seduta di venerdì, in particolare, rende la situazione tecnica piuttosto debole.
Il livello di resistenza immediato è rappresentato dalla media mobile esponenziale a 20 sedute che venerdì ha chiuso a 139 euro ed una decisa chiusura sopra tale livello potrebbe rafforzare l’ipotesi che ci troviamo di fronte alla potenziale formazione di un doppio minimo rialzista, per il cui completamento, però, sarebbe necessario rompere la resistenza dei 142-143 euro.
Al contrario, qualora i prezzi proseguissero verso il basso, dopo il supporto a 135 euro, peraltro già minimo del settembre 2013, il supporto chiave successivo sarebbe rappresentato dal ritracciamento di Fibonacci del 78,6%, a 124 euro circa, calcolato dal minimo del giugno 2008 al massimo dell’agosto 2019, considerando che il livello di chiusura dei prezzi attuale si trova già sul ritracciamento del 61,8%, calcolato come sopra.
Nonostante la divergenza con l’indicatore RSI a 14 sedute evidenzi un “Bottom Failure Swing” con implicazioni rialziste immediate, l’azione dei prezzi ci segnala debolezza.
Incertezza.
BTP future al test del supporto
In modo analogo all’azione grafica illustrata in relazione al Bund tedesco, il BTP, dopo avere rotto la scorsa settimana la resistenza costituita dalla media mobile esponenziale a 20 sedute, aveva iniziato un movimento correttivo che si è però trasformato, contrariamente al titolo tedesco, in un movimento laterale di consolidamento anziché proseguire ulteriormente, senza violare, quindi, il supporto chiave rappresentato dal minimo della seduta del 28 settembre, a 108 euro.
Nell’insieme, quindi, una tenuta tecnica lievemente superiore rispetto al decennale tedesco.
Anche se la giornata di venerdì ha chiuso negativamente, i volumi sono rimasti piuttosto contenuti. La partita rimane comunque estremamente incerta, il grafico, nel suo insieme, segnala debolezza e il test del supporto dei 108 euro è già, di fatto, in atto, soprattutto considerando che i prezzi di chiusura dal 7 al 14 ottobre sono tutti inferiori al prezzo di chiusura della seduta del 28 ottobre, il cui minimo costituisce proprio il supporto attuale.
Privilegiamo leggermente l’ipotesi che i prezzi rimangano in area 109-108 ancora per qualche seduta prima di assumere nuovamente una direzionalità specifica.
È evidente la presenza di una forte pressione da parte dell’offerta e la battaglia tra “bulls and bears” è in pieno svolgimento. Solo un deciso test della resistenza a 113 euro, minimo del 14 giugno scorso, ci offrirebbe qualche spunto tecnico rialzista in più.
T-Bonds sul supporto
La settimana di negoziazioni appena conclusa ha disegnato un movimento laterale di consolidamento e ha chiuso venerdì ad appena 7 centesimi al disotto del minimo del 28 settembre scorso che rappresenta il supporto chiave attuale dell’azione dei prezzi, a 123,30 dollari, livello con il quale i prezzi hanno interagito continuamente durante l’intera settimana di scambi.
Difficile dire se il trading range di 126-122 dollari all’interno del quale il grafico ha oscillato, rappresenti un movimento di continuazione del trend negativo o una fase riaccumulativa per tentare l’allungo oltre la resistenza immediata dei 127 dollari, livello di chiusura della media mobile esponenziale a 20 sedute di venerdì.
Le sedute del 13 e 14 ottobre, lette congiuntamente, segnalano debolezza.
La barra del 13 indica un tentativo dei ribassisti di guadagnare terreno, prontamente respinto dalla domanda ma la barra del 14 indica più l’assenza di domanda che la presenza di offerta. Il delicato equilibrio potrebbe risolversi in un movimento direzionale rialzista o ribassista ma privilegiamo leggermente una lettura in chiave ribassista anche in considerazione della politica aggressiva della Fed che non sembra potrà placarsi prima del raggiungimento del tasso di inflazione obiettivo.
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