Il mercato dell'oro ha raggiunto un record storico, il prezzo del petrolio è salito oltre 90 dollari al barile e la volatilità del mercato è molto elevata. Questo è lo scenario che si presentava prima che l'Iran lanciasse droni e missili contro Israle, un quadro che già mostrava segni di grande tensione. Se non ci saranno ulteriori sviluppi negativi, il mercato potrebbe raffreddarsi nel breve termine, pur con un rischio geopolitico in aumento.
L'adagio "Compra su voci, vendi su notizie" sembra appropriato in questa situazione. Teheran non ha agito a sorpresa: le rappresaglie erano state annunciate fin dalle prime ore successive all'attacco al consolato iraniano a Damasco, il 1° aprile. Gli investitori si erano preparati per questo, intensificando un rally che non è certo una novità.
Come reagiranno i mercati dopo l'attacco
Il petrolio potrebbe “impennarsi”, in quanto è la prima volta che l'Iran colpisce Israele dal suo territorio, secondo gli esperti di UBS Group. Tuttavia, quanto durerà questa impennata dipenderà dalla risposta di Israele. Oro e petrolio sono in aumento da settimane, alimentati in parte dalle tensioni geopolitiche in Medio Oriente e con la Russia e l'Ucraina. Tuttavia, ci sono anche altri fattori che alimentano la corsa, legati alle mutevoli aspettative sulle politiche monetarie e agli scenari economici globali.
Gli hedge funds sono tornati a scommettere su un aumento dei prezzi delle materie prime, in particolare su oro e petrolio. Le posizioni nette lunghe sul lingotto sono ai massimi da quattro anni a New York, mentre le "scommesse" rialziste sul petrolio Brent sono ai massimi da due anni e mezzo.
Il Medio Oriente, regione che fornisce il 40% del petrolio globale, è tornato al centro della scena con un'escalation che giustifica un aumento del "premio geopolitico", ovvero un aumento del prezzo del greggio dovuto al rischio che incombe sull'offerta.
La volatilità del mercato del petrolio potrebbe aumentare a causa dell'incertezza su ciò che accadrà in futuro. Per i mercati petroliferi, sarebbe molto pericoloso se le potenze del Golfo Persico fossero coinvolte direttamente.
Blocco dello Stretto di Hormuz
Un grande spauracchio per il mercato è l'ipotesi di un blocco dello Stretto di Hormuz, attraverso il quale passano oltre 20 milioni di barili di petrolio al giorno. L'Iran ha recentemente sequestrato una portacontainer in questa zona, riaccendendo timori mai del tutto sopiti. Un blocco totale di Hormuz sarebbe difficile da realizzare dal punto di vista militare e rappresenterebbe un'azione kamikaze economica per l'Iran, che non ha vie alternative per esportare il suo petrolio. Tuttavia, Teheran potrebbe disturbare la navigazione, con ripercussioni amplificate dal fatto che oggi il traffico marittimo evita anche il Mar Rosso.
"La situazione già difficile nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden è appena peggiorata", commenta Peter Sand di Xeneta, "e questo potrebbe mettere a rischio le importazioni di container e l'export di petrolio dal Medio Oriente".
(Redazione)