L'inizio del nuovo anno vede Eni sotto i riflettori del mercato azionario, a seguito delle speculazioni sul possibile collocamento del 4% dell'azienda da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef). Tuttavia, gli analisti ritengono che l'impatto di tale mossa sarebbe di breve durata, in quanto l'attenzione degli investitori è attualmente concentrata sui risultati finanziari del quarto trimestre del 2023, i prossimi dividendi e le potenziali operazioni di acquisizioni e cessioni.
Questi fattori, insieme all'attesa per il Capital Markets Day a marzo e all'aumento previsto dei dividendi, sono i principali catalizzatori dell'interesse del mercato per Eni. Altre notizie attese includono una possibile parziale vendita di Novamont e Enilive, l'avvio di nuovi progetti nel settore upstream e dei biocarburanti, e l'attesa IPO di Plenitude. Questi elementi hanno portato recentemente UBS a confermare la raccomandazione di acquisto e il prezzo obiettivo di 17,5 euro per Eni.
Il rating di Barclays
Gli analisti di Barclays hanno espresso un'opinione positiva su Eni nel loro recente rapporto, considerando le ragioni che potrebbero portare a raddoppiare la sua attuale capitalizzazione di mercato, attualmente di circa 50 miliardi di euro. Tuttavia, sostengono anche che Eni avrebbe bisogno di un buon momentum operativo e del sostegno dai prezzi del petrolio e del gas per raggiungere una capitalizzazione di 100 miliardi di euro. Nel 2024, prevedono una sovraperformance grazie ai ritorni sul capitale interessanti, a un business upstream in rapida crescita e a una strategia ben definita per il miglioramento del business downstream.
Risultati del 2023
L'attenzione è ora rivolta ai risultati finanziari del 2023, e in particolare ai dividendi che saranno distribuiti. Secondo Mediobanca, Eni dovrebbe registrare una forte crescita nel segmento Global Gas & LNG Portfolio e in termini di Cash Flow From Operations. Tuttavia, osservano anche che il debito dell'azienda potrebbe aumentare a causa delle acquisizioni, mentre gli incassi derivanti dalle cessioni in Congo e Nigeria e la vendita di una quota minoritaria di Plenitude dovrebbero arrivare nel 2024. Inoltre, le azioni di Eni dovrebbero beneficiare dell'attuale contesto geopolitico.
Vendita del 4% di Eni dal Mef
Ulteriore attenzione è rivolta alla possibile vendita del 4% di Eni da parte del Mef. Nonostante ciò, Banca Akros e Equita Sim ritengono che tale mossa non rappresenterebbe un grande catalizzatore per il titolo. Secondo queste società, un tale collocamento sarebbe possibile e assorbibile senza eccessiva pressione sul titolo. Infatti, la realizzazione completa del piano di buyback di Eni farebbe salire la partecipazione dello Stato a circa il 34%, mentre la vendita di circa 2 miliardi di euro permetterebbe al governo di mantenere una quota in Eni del 30%.
(Redazione)