Borsa americana: Santa Claus rally
É Santa Claus rally a Wall Street: l'indice Dow Jones Industrial ha toccato nuovi massimi storici ed è in rialzo del 15% dal minimo di fine ottobre. L'S&P 500 è vicinissimo al record del gennaio 2022 (4818 punti, attualmente segna 4757) e guadagna il 16% da fine ottobre.
Il Nasdaq Composite è quello un po' più indietro dei tre dato che oscilla in area 14960 contro il picco del novembre 2021 a 16212, ma segna quasi +20% da fine ottobre.
Arrivare alle feste di Natale e Capodanno con le borse in buona forma è un evento che rende ancor più felici operatori e investitori.
Negli USA è stato coniato anche un proverbio ad hoc: "If Santa Claus should fail to call, bears may come to Broad and Wall" che, tradotto in modo non letterale, significa che senza il rally di Natale ci si deve aspettare una fase di debolezza. E questo è confermato dalle statistiche.
Finanza e mercati: la Fed contro l'inflazione
Le cause di questa fase positiva hanno a che fare principalmente con lo scenario macroeconomico e le attese sulle prossime mosse della Federal Reserve.
L'azione restrittiva avviata l'anno scorso dalla banca centrale americana ha dato i suoi frutti: l'inflazione misurata dall'indice PCE (Price Consumer Expenditures), che la Fed preferisce al classico CPI (Consumer Price Index), è passato da +5,3% del febbraio 2022 (valore più elevato dal 1983) al +3,5% di ottobre 2023.
Siamo ancora lontani dall'obiettivo di lungo periodo del 2% ma il trend è chiaro.
Talmente chiaro che la scorsa settimana in occasione della conferenza stampa che ha concluso l'ultima riunione del 2023 del FOMC (Federal Open Market Committee, l'organo della Fed che di fatto prende le decisioni sui tassi) il presidente Jerome Powell ha fatto capire in modo chiaro che la fase restrittiva è conclusa: non ci saranno altri rialzi dei tassi.
Finanza e mercati: i segnali della banca centrale americana
Il compito di analisti e operatori è ora quello di capire quando verrà deciso il primo taglio.
Al momento attuale il CME FedWatch Tool assegna il 67,5% di probabilità a una mossa da -25 bp nella riunione del 20 marzo. Un'indicazione molto chiara su quello che il mercato sta scontando. Dalla Fed però non arrivano, ovviamente, conferme né smentite: è interesse della banca centrale mantenere condizioni ordinate sui mercati al fine di permettere alle decisioni sui tassi di avere maggiore efficacia.
Ieri ad esempio la presidente della Federal Reserve di Cleveland, Loretta Mester ha dichiarato che i mercati "sono un po' avanti" rispetto alla Fed sul momento in cui attendersi un taglio dei tassi.
In altre parole l'attuale consensus posiziona la riduzione prima di quanto previsto dalla Fed. Mester ha precisato che non siamo ancora nella fase in cui si pensa a quando ridurre i tassi ma a quella precedente, ovvero alla domanda: quanto a lungo dobbiamo mantenere restrittiva la politica monetaria al fine di essere certi che l'inflazione sia sulla strada del ritorno verso il 2%?