Conclusa trattativa tra Kkr e Tim per lo scorporo della società: decisione finale attesa per novembre

Redazione Traderlink Redazione Traderlink - 16/10/2023 08:59

Conclusa trattativa tra Kkr e Tim per lo scorporo della società: decisione finale attesa per novembre

Negli ultimi istanti prima della scadenza, la trattativa tra l'istituto finanziario americano Kkr e l'azienda di telecomunicazioni italiana Tim ha proseguito incessantemente. Il documento tanto atteso è stato confermato per le 22.00, nonostante la scadenza fosse prevista per mezzanotte. 

Gli ultimi giorni sono stati caratterizzati da negoziati ferventi. Nonostante il valore dell'offerta fosse stato stabilito sui 23 miliardi, compresi bonus, il focus del negoziato non era tanto sulla cifra in sé, ma piuttosto su altri aspetti. Ad esempio, si è discusso su quanti dei 40.000 dipendenti di Tim avrebbero rimanere nella società della rete e nella società dei servizi dopo la divisione, sul contratto di servizio che avrebbe regolato i rapporti tra le due realtà una volta divise e sulle tempistiche dell'intera operazione. 

Il documento, che abbraccia l'intera rete, incluso Sparkle, la società dei cavi internazionali, ha delineato chiaramente il ruolo del Mef (Ministero dell'Economia e Finanza) nell'intera operazione. Nonostante Kkr fosse l'unico firmatario dell'offerta, ciò non escludeva la possibilità di ulteriori collaborazioni con il Mef e il fondo infrastrutturale F2i. 

Per procedere con l'operazione, il Mef aveva bisogno dell'approvazione della Corte dei Conti e dell'Antitrust, mentre F2i doveva costituire un fondo dedicato e raccogliere un miliardo di euro da investire per il 10-15% della nuova NetCo. L'offerta di Kkr sarà ora esaminata dai consulenti e poi dal consiglio di amministrazione di Tim. 

Nonostante l'opposizione di Vivendi, l'assemblea ordinaria dei soci potrebbe essere la sede dove si prenderà una decisione finale sull'operazione. Due opinioni legali ritengono che l'approvazione del consiglio di amministrazione sia sufficiente per concludere l'operazione, evitando così una prova di forza tra i membri. In un'assemblea ordinaria, Vivendi, che detiene il 23,7% del capitale, non avrebbe lo stesso peso decisivo che avrebbe in un'assemblea straordinaria. 

Prima di ogni eventuale assemblea, sarà necessario conciliare i vari interessi. La sostenibilità della ServCo, la società dei servizi che rimarrebbe dopo la divisione, è il punto critico. Vivendi ritiene sufficienti 8.000 dipendenti, mentre attualmente sono 19.000. Questo aspetto occupazionale sarà decisivo per l'approvazione dell'operazione, fortemente sostenuta dal governo italiano. Considerando l'impegno mostrato dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, sarebbe sorprendente se l'operazione non riuscisse a concludersi con successo.

 

(Redazione)

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