Busta paga 2025 sotto di 80 euro nel nuovo anno per alcuni lavoratori, complice la stretta imposta dal Governo Meloni che arriva a gravare questa volta sullo stipendio di specifiche famiglie già costrette a fare i conti con la decisione dell’Esecutivo di includere i figli di età superiore ai 26 anni nell’ISEE, anche se non conviventi.
Ma in cosa consiste tale provvedimento? E chi dirà addio al Bonus in questione già da gennaio? Nel corso dei paragrafi cercheremo di dare una spiegazione esauriente ai diversi quesiti. Prima, però, vi lasciamo al video YouTube di Commercialista Allievi su come cambierà la busta paga il prossimo anno.
Busta paga 2025, chi rischia di perdere il Bonus 80 euro
Come anticipato in apertura di articolo, la stretta sulla Busta paga 2025 voluta dal Governo non riguarderà tutti i lavoratori, ma specifici nuclei familiari. Più nei dettagli, saranno le famiglie con figli di oltre 30 anni a perdere la detrazione per i familiari a carico che, in specifiche circostanze, può arrivare a sfiorare gli 80 euro al mese.
La decisione è stata messa nero su bianco nella Manovra 2025. E di certo non sono mancate le critiche, per un modo di operare giudicato per certi bizzarro. Infatti, se da una parte i figli di età superiore ai 30 anni sono inclusi nel calcolo ISEE, stando a quanto confermato lo scorso anno, da gennaio non permettono l’accesso alle detrazioni generalmente riconosciute.
Quando spetta il Bonus 80 euro sullo stipendio: gli esclusi
Fortunatamente, non tutti perderanno il diritto alla detrazione. Il Governo ha pensato bene di preservare alcuni genitori dalla stretta. Ma l’eccezione è valida in un solo caso.
Nello specifico, le famiglie con figli con disabilità continueranno a percepire il Bonus sullo stipendio, senza alcun problema, da gennaio e per tutto il 2025.
Perché salta il Bonus in busta paga
Le motivazioni del salto del Bonus 80 euro sulla busta paga 2025 sono ben chiare. A partire da gennaio, Il Governo Meloni vuole “punire” figli e figlie che, pur avendo superato da tempo la maggiore età, continuano a dipendere economicamente dai genitori, senza cercare un lavoro né avviare un percorso di studi. Quella che l’ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa aveva definito con un termine ormai iconico: “bamboccioni”.
Tuttavia, il taglio alla detrazione per i figli a carico è solo l’ultimo passo di un disegno più ampio. Già con il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione, il governo aveva modificato le regole dell’ISEE, stabilendo che i figli maggiorenni non conviventi, non coniugati, senza figli e con redditi sotto una certa soglia restano parte del nucleo familiare dei genitori anche oltre i 26 anni.
Prima bastava superare quell’età per considerarsi autonomi, a patto di risiedere altrove. Ora non più. La mossa sembra mandare un messaggio chiaro: basta pesare sui genitori, è tempo di assumersi le proprie responsabilità economiche.