Tagli e penalizzazioni ormai costellano quasi tutte le pensioni disponibili per i lavoratori che hanno maturato i requisiti anagrafici e contributivi.
Appunto, "quasi" tutte. Ancora oggi molti lavoratori commettono degli errori nella scelta dell'uscita previdenziale, finendo così alla mercé di tagli e penalizzazioni evitabili.
Vediamo infatti come evitare tutto questo, e quali sono le scelte previdenziali da fare per poter andare in pensione con la sicurezza di un assegno dignitoso.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di BONUS&AGEVOLAZIONI.
Pensione senza tagli e penalizzazioni: le uscite da evitare
Intanto bisogna subito vedere quali uscite previdenziali prevedono tagli all'assegno o penalizzazioni tipo tetti alla pensione o blocchi vari.
Ad oggi, quelle che prevedono tutto ciò sono:
Partiamo da Opzione Donna. Disponibile per le lavoratrici dipendenti e autonome, Opzione penalizza tutte coloro che non hanno i figli facendole uscire a 61 anni, quando con 2 figli a carico ci si potrebbe ritirare dal lavoro a 59 anni.
In più, l'Opzione prevede un calcolo totalmente contributivo dell'assegno, anche se parte dei contributi è sotto regime retributivo perché versati prima del 1996.
Nel caso invece di Quota 103, la penalizzazione principale è proprio il calcolo, anch'esso solamente contributivo.
Al quale si aggiunge il blocco dell'assegno a 4 volte il trattamento minimo (quindi non sarà possibile avere più di 2.300 euro di assegno mensile), e del cumulo da reddito da lavoratori (sarà ammesso solo quello da prestazione occasionale, fino a 5.000 euro annui).
Infine, abbiamo Ape Sociale, che sì prevede il calcolo misto (più vantaggioso), ma purtroppo anche il blocco all'assegno fino a 1.500 euro al mese e l'incumulabilità dei redditi da lavoro.
Pensione, quali uscite sono senza penalizzazioni
Ad oggi non ci sono pensioni che non prevedano delle penalizzazioni.
Prendiamo ad esempio due uscite che non hanno i tagli e le penalizzazioni delle precedenti, ovvero la Pensione Anticipata Fornero e Quota 41.
Parliamo di due uscite che prevedono il calcolo misto, pertanto la parte sotto calcolo retributivo non verrà "trasformata" in contributivo come negli altri casi. In più non prevedono tetti all'assegno o incumulabilità da redditi da lavoro.
Le uniche penalizzazioni riguardano soltanto:
?
nel caso della Pensione Anticipata la finestra di uscita, che potrebbe passare a 6-7 mesi dal 2025;
?
nel caso di Quota 41, l'accesso limitato ad alcune categorie sociali (caregiver, invalidi...).
E il fatto che entrambe richiedano almeno 41 anni di contributi (addirittura 42 anni e 10 mesi per il lavoratore richiedente la Pensione Anticipata), sebbene non sia previsto alcun requisito anagrafico.
Se non siamo riusciti a maturare tutti questi contributi, purtroppo l'ultima alternativa rimane la Pensione di Vecchiaia, ma ci toccherà uscire a 67 anni.
Pensione, un futuro sempre più all'insegna dei tagli
Va detto che a partire dal 2025, per quanto uno possa sforzarsi nella scelta dell'uscita ideale per avere un assegno previdenziale decente, alla fine la penalizzazione scatterà comunque.
Stiamo parlando della penalizzazione dovuta ai nuovi coefficienti di trasformazione, pubblicati recentemente dal Ministero del Lavoro.
Purtroppo dal 2025 se proviamo a ritirarsi dal lavoro rischierà di ritrovarsi un assegno più contenuto rispetto a quello che ci sarebbe spettato se fosse uscito nel 2024.
A titolo d'esempio, supponiamo di avere maturato un montante contributivo da 300mila euro. Nel 2024, avremmo avuto da 985 euro se fossimo usciti a 57 anni, fino a 1.320 euro uscendo a 67 anni.
Di contro, nel 2025, avremmo avuto da 970 euro se fossimo usciti a 57 anni, fino a 1.295 euro uscendo a 67 anni.
In pratica, saltando un anno si rischia di perdere dai 15 ai 35 euro di pensione. E ci vorranno anni e anni di rivalutazione annua per poterli recuperare.