Il 14 settembre, la Banca Centrale Europea, in un contesto di deterioramento delle condizioni economiche dell'Eurozona, ha deciso di incrementare i tassi di un ulteriore quarto di punto. Questa decisione non è stata unanime e i tassi ora hanno raggiunto il loro massimo da quando l'euro è stato introdotto.
Secondo Carlo Benetti (Market Specialist di GAM) il pericolo che attualmente spaventa l'Europa non è il comunismo, ma piuttosto l'inflazione. Quest'ultima non tornerà al suo obiettivo del 2% nel 2024 come stimato dalla BCE qualche mese fa, ma solo a metà del 2025. L'inflazione media sarà del 5,6% quest'anno e del 3,2% nel 2024, livelli considerati "troppo alti, per troppo tempo".
La crescita dei prezzi non mostra segni di rallentamento e a Francoforte il tentativo di arginare la situazione sta riscontrando difficoltà a causa delle condizioni economiche in atto. L'ultimo indice PMI conferma la debolezza dell'Eurozona. L'indice composito, che combina manifattura e servizi, è sceso quasi due punti da luglio ad agosto, tornando ai minimi del 2013, escludendo il picco negativo durante la pandemia.
La situazione è ancora più critica se si considera la discesa del settore dei servizi al di sotto della soglia di 50, ponendo fine a sette mesi di crescita. Questo settore ha svolto un ruolo di compensazione per la manifattura che è in contrazione da mesi. Le prospettive di crescita nel breve termine dell'Europa sono peggiorate, l'incremento del costo del denaro sta frenando l'attività economica e la fiducia delle imprese e dei consumatori è debole. Inoltre, l'Europa è esposta a una bassa domanda estera, specialmente dalla Cina.
La reazione iniziale dei mercati all'aumento dei tassi è stata positiva, ma il giorno successivo i rendimenti sono tornati a salire. L'Europa dipende fortemente dall'approvvigionamento energetico e l'aumento dei prezzi del petrolio, insieme ai possibili shock di fornitura, come uno sciopero negli impianti di LNG in Australia, rappresentano ulteriori ostacoli alla discesa dell'inflazione.
Nella conferenza stampa, Christine Lagarde non ha fornito indicazioni positive neppure questa volta, ribadendo la dipendenza dai dati economici. Tuttavia, questi dati poco incoraggianti suggeriscono la fine del ciclo di rialzo. La discussione è ora incentrata su quanto a lungo verrà mantenuto l'attuale livello dei tassi. La maggioranza concorda sul fatto che la Fed non deciderà nuovi rialzi e utilizzerà questa pausa per valutare l'impatto dei rialzi sull'economia.
Il rally azionario iniziato nell'ottobre scorso ha fatto salire i prezzi e ridotto il premio al rischio, ma ha anche aumentato l'interesse verso le obbligazioni. Il ritorno del rendimento sui bond e sulla liquidità è stato accolto con entusiasmo dai risparmiatori.
Tre rischi principali possono emergere nel prossimo futuro: un'inaspettata inflazione, i banchieri centrali che frenano troppo portando all'insorgere di una recessione e i rischi geopolitici, come l'evoluzione della guerra, le relazioni diplomatiche e commerciali della Cina con gli Stati Uniti e il resto del mondo, e le dinamiche di potere nel Medio Oriente.