I raid Houthi riaccendono le tensioni inflazionistiche, ne beneficiano le banche. Una nuova struttura difensiva targata BNP Paribas.
Squadra che vince non si cambia. Tra i basket più apprezzati dagli investitori nel 2023 c’è certamente l’intramontabile tris di banche italiane Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco BPM, la cui ottima performance sui listini azionari ha innescato una lunga trafila di rimborsi anticipati di certificati dotati di opzione autocall, peraltro ampiamente documentata all’interno dei precedenti appuntamenti di questa rubrica. Se sul finire del mese di dicembre il comparto bancario aveva leggermente tirato il fiato a causa della contrazione dei rendimenti (e conseguentemente dei timori sull’impatto sul margine di interesse), l’inizio d’anno ha portato con sé gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso ed il fortissimo rialzo delle tariffe richieste dagli spedizionieri marittimi per il trasporto delle merci. Rialzi che potrebbero (e dovrebbero) riversarsi a pioggia sui prezzi di tutti i beni che arrivavano in Europa tramite il canale di Suez e che ora sono costretti a deviare per il Capo di Buona Speranza, in Sudafrica.
Queste nuove tensioni inflazionistiche non potevano non riflettersi sui rendimenti obbligazionari: il decennale tedesco, dopo aver toccato i minimi di periodo all’1,90%, si è riportato in meno di un mese sopra il 2,30%, mentre il nostro BTP rende oggi il 3,80% circa. Manna dal cielo per i titoli bancari, soprattutto per quelli maggiormente legati proprio al margine di interesse come Banco BPM, che dopo aver testato i minimi di periodo in area 4,70 euro ha ritrovato nuova linfa per tornare a salire. Le incertezze sulla traiettoria del costo del denaro nei prossimi mesi rimangono in ogni caso elevate e continuare ad investire su questi titoli, sfruttando una struttura difensiva con un buon margine di sicurezza, è certamente una buona idea.
Tra le nuove emissioni con caratteristiche difensive segnaliamo il Phoenix Memory Airbag Callable (ISIN: XS2699912163) emesso da BNP Paribas e scritto su un basket composto appunto da Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banco BPM. Come intuibile dal nome commerciale del prodotto, al fine di contenere il drawdown nel caso di eventuali momentanei ribassi dei sottostanti, il certificato è dotato di effetto airbag, che consente di ridurre significativamente la performance negativa del prodotto nel caso in cui uno dei titoli scendesse al di sotto della barriera capitale, conferendo al certificato una maggiore tenuta del prezzo durante la sua vita: nei certificati dotati di tale effetto la performance negativa verrà infatti calcolata a partire dalla barriera e non dallo strike, per una significativa riduzione delle perdite in caso di evento barriera. Le barriere sono poste in corrispondenza del 50% degli strike price, posizionate al di sotto dei minimi del 2022 per Intesa Sanpaolo (1,3775 euro) ed in area dei minimi per Banco BPM (2,45 euro).
Il certificato prevede il pagamento di premi condizionati (trigger premio posto al 50% degli strike price), pari allo 0,78% a cadenza mensile; alle stesse date di osservazione mensili, a partire dal 19 luglio 2024, il prodotto potrà inoltre essere rimborsato anticipatamente a discrezione dell’emittente (opzione callable). Qualora invece si giunga alla data di osservazione finale del 19 gennaio 2027 senza che il certificato sia stato richiamato, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, oltre ad un ultimo premio, qualora Banco BPM, titolo peggiore che attualmente compone il paniere (al 100,98% dello strike price) non perda oltre il -50% circa dalla quotazione corrente. Al di sotto del livello barriera, il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata a partire dal livello barriera: nel caso di un -70% dalle quotazioni di Banco BPM, il rendimento del certificato sarebbe pari ad appena il -39,59%, senza considerare le eventuali cedole incassate. Il certificato è quotato sul Cert-X ad un prezzo lettera di poco inferiore alla parità, con un rendimento ottenibile dall’investitore pari al 9,2% annualizzato, in caso di mantenimento della barriera a scadenza.
Report a cura di Pierpaolo Scandurra
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