Ubs mette a disposizione degli investitori due soluzioni recovery per certificati fortemente in sofferenza. Con uno dei due si raddoppia il capitale in 3 anni.
Mentre i futures sugli indici europei continuano a scambiare nei pressi dei massimi (storici per il Dax, dal 2008 per il FTSE Mib, senza nemmeno considerare i corposi stacchi cedola nel corso degli anni) e il Nasdaq mette a segno una performance del 30% da inizio anno, sono parecchi i titoli che non hanno recuperato (o che comunque hanno recuperato soltanto in minima parte) le pesanti perdite subite durante il 2022, in alcuni casi dovute al riassorbimento di eccessi di mercato precedenti, mandando pertanto in sofferenza i certificati dei quali erano sottostanti, che hanno finito per rimborsare importi inferiori ai rispettivi valori nominali. Da qui l’esigenza di ricercare sul mercato strutture che, magari anche in condizioni di lateralità dei sottostanti, possano generare un upside significativo nel corso del tempo, volgendo a proprio favore il classico (per chi ha imparato a conoscere ed apprezzare i certificati) effetto tempo.
Tra le strutture che possono soddisfare tale necessità troviamo i cosiddetti Recovery Top Bonus, ossia certificati di tipo Bonus emessi ad un prezzo inferiore al valore nominale che verrebbe rimborsato a scadenza in caso di rilevazione dei sottostanti al di sopra del livello barriera (da intendersi di tipo europeo e quindi osservabile unicamente a scadenza); il guadagno per l’investitore sarebbe in questo caso rappresentato unicamente dalla differenza tra il valore di rimborso ed il prezzo di acquisto, non prevedendo il pagamento di premi intermedi ( una sorta di ZC).
Andando ad analizzare le recenti emissioni di questa tipologia di certificati, segnaliamo due Recovery Top Bonus “gemelli” targati Ubs, dotati di una struttura particolarmente aggressiva e volta al recupero delle perdite pregresse. Il primo certificato (ISIN: DE000UL6LJW9) è stato emesso al prezzo nominale di 58,5 euro con scadenza prevista per il 22 giugno 2026 (durata pari a tre anni); è legato all’andamento di un basket worst of composto da Tesla, Vodafone e Uber, prevedendo un valore di rimborso pari a 100 euro qualora, alla data di rilevazione finale del 22 giugno 2026, tutti i titoli rilevino al di sopra delle barriere capitale. A scadenza, se uno dei titoli si troverà al di sotto della propria barriera (posta all’85% degli strike price), il rimborso del valore nominale verrebbe diminuito della sua performance negativa, che verrà calcolata a partire dallo strike price: non ci si lasci in questo caso ingannare dal posizionamento così aggressivo delle barriere, l’emissione del prodotto al di sotto della pari consente infatti di non incorrere in perdite fino a ribassi del -40% circa da parte del worst of Tesla. D’altro canto, acquistando il prodotto sui prezzi attuali, è possibile ottenere un rendimento a scadenza del 68% (22,6% circa annualizzato).
Ancora più aggressivo è il “gemello” DE000UL6MMZ4, caratterizzato da una struttura identica rispetto al DE000UL6LJW9 ma scritto su un basket worst of composto da Tesla, Nio e Volkswagen. Il certificato è acquistabile ad un prezzo di poco superiore ai 50 euro ed è in grado di generare un rendimento in condizioni di lateralità dei sottostanti del 97,04% (32,2% circa in termini annualizzati), riuscendo sostanzialmente a raddoppiare il capitale investito in tre appena anni; negli scenari peggiori, il prodotto espone ad una perdita di appena il 5% nel caso in cui il titolo worst of Volkswagen perda il 50% dai valori attuali.
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