Uno scudo per le banche italiane

Pierpaolo Scandurra Pierpaolo Scandurra - 08/06/2022 16:21

Lo scudo anti-spread della BCE rappresenterebbe una notevole protezione per le nostre banche. Un’idea di investimento in certificati da Leonteq.

Importanti notizie dal fronte banche questa settimana. Gli ottimi numeri di bilancio rilasciati dai tre principali istituti finanziari italiani non avevano infatti infiammato particolarmente il mercato (ad eccezione di Unicredit che era stata però portata verso l’alto dall’operazione di buyback), con in particolare Intesa Sanpaolo ancora alle prese con la soglia psicologica dei 2 euro, dopo aver toccato i massimi pre-guerra in area 2,85 euro. Nemmeno l’avvicinamento all’inizio del percorso del rialzo dei tassi da parte della BCE aveva spinto i titoli del comparto, penalizzati dalle prospettive di rallentamento dell’economia italiana e soprattutto dalla minaccia di una possibile speculazione sui titoli di Stato. Il termine del programma App previsto a fine giugno, e dunque la fine del sostegno alla domanda sui BTP, rischierebbe infatti di scatenare una tempesta perfetta in stile 2011-2012 sul debito italiano, che nel frattempo accresciutosi ulteriormente per far fronte all’emergenza pandemica.

A riportare in parte il sereno sul bancario sono state invece le indiscrezioni riportate dal Financial Times, secondo le quali la BCE sarebbe in procinto di varare un cosiddetto “scudo anti-spread”, ossia un meccanismo di protezione sul debito pubblico dei paesi periferici dell'Eurozona (Italia in primis), in caso di forti rialzi del differenziale con il Bund tedesco. L’introduzione di tale schema andrebbe a mitigare l’impatto sullo spread del termine degli acquisti di titoli di Stato, con importanti benefici per il settore bancario, largamente penalizzato da questa dinamica in passato. L’esposizione media dei titoli governativi rispetto al Cet 1 delle banche italiane è infatti pari al 110%, anche se con valori piuttosto eterogenei. Investire sul settore può dunque essere vissuto oggi con più serenità rispetto a qualche settimana fa, specialmente con la protezione di barriere profonde e cedole incondizionate, in un contesto che ha visto la svizzera Credit Suisse lanciare un nuovo allarme sui conti per il 2Q.

Parliamo del Fixed Cash Collect Step Down (ISIN: CH1186544958) emesso da Leonteq Securities. Il certificato è scritto proprio su un basket composto dalle tre principali banche italiane, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco BPM. Il prodotto prevede un flusso incondizionato di premi periodici dell’1,75% a cadenza trimestrale, equivalente al 7% annuo (28% complessivo), considerando un acquisto sul nominale.

La durata residua dello strumento è di circa 4 anni, con la possibilità, a partire dalla data di osservazione del 25 novembre 2022 e per le successive date a cadenza trimestrale, di rimborso anticipato del valore nominale, pari a 1.000 euro, qualora tutti i titoli rilevino al di sopra del 100% dei rispettivi strike price (il trigger autocallable decresce del 5% ogni anno).

Nel caso in cui si arrivi alla data di osservazione finale del 25 maggio 2026, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, oltre ad un ultimo premio sempre pari all’1,75%, qualora Intesa Sanpaolo, titolo peggiore che attualmente compone il paniere (al 98,62% dello strike price) non perda un ulteriore -44% circa dalla quotazione corrente. Al di sotto del livello barriera (posto al 55% dei rispettivi strike), il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata partire dallo strike price.

Articolo a cura di Pierpaolo Scandurra
www.certificatiederivati.it

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