Un antidoto contro l’inflazione

Pierpaolo Scandurra Pierpaolo Scandurra - 16/02/2023 12:52

Il nuovo Callable di Barclays paga 15 punti di rendimento annualizzato su titoli a volatilità ridotta


Questa settimana torniamo a parlare di certificati a basket tematico, in particolare scritti sul settore farmaceutico. Una buona diversificazione di portafoglio non può infatti prescindere dall’allocare una porzione di capitale su società appartenenti alle cosiddette big pharma, le multinazionali farmaceutiche che producono e commercializzano la maggior parte dei medicinali utilizzati nel mondo. Le società appartenenti al settore sono caratterizzate da fatturato in stabile ma costante crescita nel tempo, buona marginalità ed incessante produzione di flussi di cassa operativi, grazie ad una domanda fortemente anelastica (si pensi ad esempio alla domanda dei farmaci oncologici): sono queste le condizioni fondamentali ideali da ricercare in un’azienda e che gli investitori dovrebbero privilegiare nella selezione dei sottostanti. Tali metriche di bilancio si traducono in una volatilità implicita ridotta dei titoli azionari, in questo caso comprese tra il 20% ed il 28%.

Passando in rassegna i sottostanti protagonisti del certificato, cominciamo da una società che è letteralmente esplosa negli anni della pandemia (fatturato raddoppiato dal 2020 al 2021 ad oltre $81 mld) grazie alla produzione dei vaccini anti-covid e che adesso deve forzatamente tornare a concentrarsi sui propri farmaci storici; parliamo ovviamente di Pfizer, che figura al sesto posto nella classifica delle big pharma più capitalizzate al mondo. Ancora più in alto (precisamente al quarto posto) troviamo Merck, società produttrice di farmaci contro cancro, infertilità e sclerosi multipla, che sfiora i $60 mld di fatturato annuo ed una marginalità del 30%. Le altre due componenti sono europee: Bayer, tornata a macinare utili a pieno ritmo (€4,7 mld su quasi €50 mld di ricavi negli ultimi 12 mesi) dopo alcuni anni di difficoltà legate ad un farmaco ereditato dall’acquisizione di Monsanto, e Sanofi, che ha appena concluso il 2022 con l’ennesimo record di fatturato annuo (€45,4 mld) ed oltre €6,7 mld di utile.

Lo strumento di cui stiamo parlando è il Phoenix Memory Callable (ISIN: XS2470033551) emesso da Barclays e scritto su un basket dalle aziende appena citate: Pfizer, Merck, Bayer e Sanofi. Il prodotto presenta barriere capitali relativamente difensive: su Pfizer, ad esempio, la barriera è posta a quota 26,3 dollari, livello che la società non “vede” dal 2014; allo stesso modo su Sanofi la barriera è 53,22 euro, sui prezzi del 2012; su Merck la barriera è a 110,85 euro, livello mai più raggiunto dal titolo dopo la crisi pandemica; infine, su Bayer è posizionata 35,28 euro, al di sopra dei prezzi battuti dal titolo durante i momenti più difficili dell’affaire Monsanto. Il certificato paga un premio estremamente interessante e pari al 3,75% trimestrale (15% p.a., trigger premio posto in corrispondenza del 60% degli strike price), con durata massima pari a tre anni. Il premio particolarmente allettante è giustificato dalla presenza dell’opzione callable in capo all’emittente, che può richiamare discrezionalmente il prodotto, a partire da agosto 2023, rimborsando il valore nominale, pari a 100 euro, oltre ad un’ultima cedola del 3,75%. Nell’eventualità di rimborso, all’investitore andranno in ogni caso almeno 107 euro complessivi, un importo che giustifica anche acquisti di poco sopra la pari. 

Qualora si giunga alla data di osservazione finale del 10 agosto 2026 senza che il certificato sia stato richiamato dall’emittente, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, oltre ad un ultimo premio, qualora Pfizer, titolo peggiore che attualmente compone il paniere (al 99,04% dello strike price) non perda un ulteriore -39% circa dalla quotazione corrente. Al di sotto del livello barriera il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata a partire dallo strike price. Il certificato è quotato sul Cert-X ad un prezzo lettera vicino alla parità, con un rendimento ottenibile dall’investitore pari al 15% annualizzato, in caso di mantenimento della barriera a scadenza. 

 

 

A cura di Pierpaolo Scandurra
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