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Decoupling in corso
La scorsa settimana abbiamo assistito ad un interessante processo di decoupling, cioè di una progressiva perdita di correlazione tra gli indici di Borsa. La borsa USA e quella Europea che per diversi trimestri si sono mosse all’unisono, registrando rialzi su rialzi, hanno iniziato a separarsi. Mentre quella USA la scorsa settimana ha inanellato nuovi massimi (espressione tanto cara ai giornalisti), quella Europea è stata afflitta da prese di beneficio molto chiare e piuttosto determinate.
A far la differenza è il rischio politico. Tale rischio, sostanzialmente ignorato dagli operatori fino a qualche settimana fa, è tornato ad essere il protagonista nelle scelte di investimento ed ha portato gli investitori USA ad alleggerire l’esposizione sul mercato Europeo. La crisi politica in Francia e l’instabilità politica in Germania pesano sul vecchio continente e stanno portando gli operatori a prezzare un maggior rischio credito per la Francia e a vendere il settore bancario (solitamente usato come copertura per la gestione del rischio debito sovrano).
Nella seduta di venerdì le banche Francesi sono state oggetto di forti vendite, ma anche le altre banche Europee come Intesa ed Unicredit che pur non essendo strettamente collegate ai rischi politici in Francia risentono del fatto di appartenere ad ETF che replicano “il comparto bancario Europeo” e che vengono venduti a copertura del rischio politico. Questo un altro effetto nefasto degli ETF, che fanno sempre, di tutta l’erba un fascio.
Il maggior rischio credito della Francia è stato prezzato anche dai CDS (in netto rialzo) e dalla differenza di rendimento con il Bund. Parliamo tuttavia, di movimenti fisiologici e assolutamente non allarmanti. Anzi, un po’ di allargamento degli spread fa anche bene. Offre opportunità di investimento interessanti per il lungo periodo.
Al contrario, nel mercato USA prevale ancora l’ottimismo. E questo lo si vede non solo dall’andamento degli indici di borsa (ancora in forte rialzo) ma anche dallo spaccato delle raccomandazioni degli analisti. E’ di questo che vogliamo parlarvi questa mattina.
Nel mercato americano pendono al momento 11.740 rating sulle società dello S&P500. Di queste, il 54,7% sono rating Buy, il 40,3% sono rating Hold e il 5,0% sono rating Sell. Le percentuali dei rating Buy e Hold sono superiori alle loro medie degli ultimi cinque anni che sono rispettivamente del 54,5% e del 39,5%, mentre la percentuale di rating Sell è inferiore alla sua media quinquennale del 6,1%.
A livello settoriale, gli analisti sono più ottimisti sui settori dei Communication Services, dell'Energia e dei Tech, poiché questi tre settori hanno le percentuali più alte di rating buy, rispettivamente al 63%, 62% e 60%. Al contrario, gli analisti sono più pessimisti sui settori dei Beni di Consumo Primari e dei Materials, poiché questi due settori hanno le percentuali più basse di rating Buy, entrambe al 46%. I settori dei Beni di Consumo Primari e dei Materials hanno anche le percentuali più alte di rating Hold, entrambe al 48%, mentre il settore Industriale ha la percentuale più alta di rating Sell al 7%.
Le 10 aziende dell'S&P 500 con le più alte percentuali raccomandazioni di acquisto e di Vendita sono riportate qui di seguito. Amazon.com, Delta Air Lines e Microsoft sono le tre aziende con le percentuali più alte di rating Buy, al 95%.
Dopo essere scesa al 53,6% alla fine di febbraio 2024, la percentuale complessiva delle raccomandazioni di Acquisto per l'S&P 500 è aumentata per quattro mesi consecutivi, raggiungendo il 54,7% oggi. A livello settoriale, i settori dei Beni di Consumo Discrezionali (al 57,5% dal 55,1%), della Tecnologia dell'Informazione (al 60,2% dal 57,8%) e delle Utility (al 51,3% dal 49,3%) hanno registrato i maggiori aumenti nelle loro percentuali di raccomandazioni di Acquisto tra tutti gli 11 settori dalla fine di febbraio.
Al contrario, il settore dell'Energia ha visto il calo più significativo nella percentuale di valutazioni di "Acquisto" durante questo periodo, scendendo al 62,1% dal 63,6%. Complessivamente, il valore dell'S&P 500 è aumentato del 6,6% (da 5.096,27 a 5.433,74) dal 29 febbraio.
La progressiva crescita del numero di società con rating Buy e Hold denota un certo ottimismo tra gli analisti. Essi, per mantenere il rating buy, devono necessariamente prevedere ancora un upside significativo per i titoli analizzati (in mancanza avrebbero rating hold).
Attualmente, lo sconto medio a cui quotano le società dello S&P500 rispetto ai TP medi degli analisti è del 10%. Uno sconto non significativo, ma sufficiente per mantenere elevato il livello di ottimismo complessivo.
Se si raffrontano, invece, i ratio di P/E attuali (indice equipesato) con quelli storici degli ultimi 5 anni, si nota, invece, che i titoli quotano in linea con le medie storiche.