Rassegna Settimanale News Finanziarie - 19 Aprile 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 19/04/2025 08:36

Trump attacca Harvard: cosa è successo?

Donald Trump ha lanciato un nuovo attacco contro l'Università di Harvard, dopo che la sua amministrazione ha deciso di bloccare 2,2 miliardi di dollari di fondi pubblici destinati all'ateneo. In un post su Truth Social, l'ex presidente ha dichiarato: "Forse Harvard dovrebbe perdere il suo status di esenzione fiscale ed essere tassata come un'entità politica, se continua a promuovere un'ideologia che è politica, ideologica e persino ispirata o sostenuta dal terrorismo. Ricordate: l'esenzione fiscale dipende interamente dall'agire nell'interesse pubblico".

Nel frattempo, nove studenti e dottorandi stranieri del prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) si sono visti revocare il visto senza alcun preavviso, alimentando il clima di tensione.

L'amministrazione Trump ha formalmente richiesto a Harvard di ridurre il potere decisionale di studenti e docenti, segnalare alle autorità federali eventuali violazioni del codice di condotta da parte di studenti stranieri, chiudere i programmi dedicati a diversità e inclusione, e sottoporsi a verifiche esterne sui criteri di ammissione, assunzione e sui contenuti accademici.

Secondo Trump, Harvard – come altre università americane – non ha fatto abbastanza per fermare le manifestazioni pro-palestinesi degli ultimi due anni, alimentando così, a suo dire, l'antisemitismo. Tuttavia, le proteste contro Israele sembrano essere solo il pretesto per una battaglia più ampia: quella contro la cultura progressista delle università, guidata da valori come la diversità, l'equità e l'inclusione.

La risposta di Harvard è arrivata con fermezza: "Non cederemo. Non possiamo permettere che un governo ci dica cosa insegnare, chi assumere o quali idee siano accettabili".

Riunione BCE

In un contesto di forte incertezza sulle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, la Banca Centrale Europea (BCE) ha deciso, all'unanimità, di tagliare i tassi di interesse di 25 punti base, portando quello di riferimento al 2,25%. È il settimo taglio consecutivo da giugno scorso.

L'obiettivo è sostenere la fragile ripresa economica dell'eurozona, ora minacciata da tensioni commerciali, mercati finanziari instabili e crescente sfiducia di famiglie e imprese: "L'economia dell'area dell'euro ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali" Questi fattori stanno riducendo consumi, investimenti e ostacolando la crescita del PIL.

Anche la volatilità dei mercati, che in queste settimane ha toccato i livelli della crisi finanziaria globale, è un freno alla crescita, perché "inasprisce le condizioni di finanziamento", ovvero rende il credito a famiglie e imprese più costoso, anche se i tassi scendono.

La presidente Christine Lagarde ha parlato di "incertezze eccezionali" e ha ribadito che la BCE resterà pronta e agile nel modificare la sua politica in base ai dati futuri. Non è certo che ulteriori tagli ai tassi siano la soluzione migliore, soprattutto in un mondo instabile come quello attuale.

Anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) condivide le preoccupazioni, annunciando revisioni al ribasso delle previsioni di crescita, pur escludendo una recessione imminente.

Curiosità:

L'eccesso di fiducia o overconfidence:

I mercati finanziari non sono affatto razionali come si potrebbe pensare: sono pieni di emozioni umane come paura, euforia, panico eccesso di fiducia.

Questo rende l'investimento molto più complicato, perché le emozioni distorcono il processo decisionale.

Uno dei bias peggiori è l'eccesso di fiducia: ci fa credere di essere più bravi del mercato, soprattutto nei momenti di incertezza. Ma in realtà porta a rischi eccessivi e scelte sbagliate.

Oggi viviamo un momento critico sui mercati finanziari, in cui le emozioni degli investitori e l'incertezza politica si alimentano a vicenda, creando un ambiente instabile e imprevedibile.

Le politiche protezionistiche dell'amministrazione Trump, comunicate spesso via tweet, hanno reintrodotto l'incertezza globale: dazi a sorpresa, tensioni commerciali e imprevedibilità hanno reso i mercati estremamente nervosi.

L'impatto non è solo economico (interruzione delle catene di valore, aumento dei costi), ma soprattutto psicologico: gli investitori reagiscono in modo emotivo, spinti da paura o entusiasmo passeggero, senza basi razionali solide.

In questo contesto, l'eccesso di fiducia diventa ancora più pericoloso: molti pensano di poter prevedere il mercato o anticipare gli eventi, ma spesso cadono in scelte avventate e rischiose.

Le decisioni politiche rispondono a emozioni collettive come la paura di perdere il lavoro o il bisogno di protezione nazionale. Questo clima emotivo filtra direttamente nei mercati, chiudendo il cerchio: la politica genera emozione, e l'emozione influenza la finanza.

Il risultato? Un'avversione al rischio crescente, investimenti in calo, consumi più prudenti e mercati sempre più volatili.

Immaginare mercati senza emozioni può sembrare un sogno per la stabilità, ma significherebbe rinunciare all'aspetto umano della finanza, fatta anche di intuizioni, narrazioni e paure.

  • Cosa può fare l'investitore razionale oggi?
    • Riconoscere i propri bias (come l'eccesso di fiducia o l'avversione alle perdite);
    • Accettare l'incertezza come componente strutturale del sistema;
    • Evitare reazioni impulsive, diversificare e concentrarsi sul lungo termine.

In un mondo scosso da dazi e tweet, la vera sfida è restare lucidi. La finanza non sarà mai esatta, ma possiamo imparare a leggerla con più consapevolezza, tenendo le emozioni sotto controllo.  

LA SETTIMANA IN BORSA

Settimana a due velocità tra continenti e giornate: Europa in rialzo, Wall Street in difficoltà

La settimana appena trascorsa si è distinta per un andamento disomogeneo sia tra i principali mercati globali che all'interno delle singole sedute. In Europa, le borse hanno aperto con slancio grazie a un clima di fiducia alimentato dalle aspettative di politica monetaria, salvo poi rallentare nelle ultime giornate dopo l'annuncio del tanto atteso taglio dei tassi da parte della BCE.

L'istituto guidato da Christine Lagarde ha ridotto il tasso di interesse di 25 punti base, portandolo al 2,25%. Tuttavia, le prese di beneficio non si sono fatte attendere nelle ultime due sedute della settimana. Tra i motivi, il possibile effetto di una festività imminente — con il rischio di dichiarazioni inaspettate, magari via tweet da parte di Donald Trump — ma anche l'indicazione da parte della Lagarde di una possibile pausa nei tagli, dopo ben sette interventi consecutivi. L'obiettivo ora è valutare l'impatto dei dazi sull'economia globale prima di ulteriori mosse.

Rendimenti settimanali in Europa:

  • DAX (Germania): +4,6%
  • CAC 40 (Francia): +2,55%
  • FTSE MIB (Italia): +5,74%
  • MSCI Europe: +3,96%

Stati Uniti: tecnologia sotto pressione, pesa la guerra commerciale

Mentre l'Europa festeggia, Wall Street continua a zoppicare. La settimana si è chiusa con segni negativi, in continuità con la precedente. Il comparto tecnologico è stato il più penalizzato, complice l'escalation dei dazi imposti da Trump.

Tra i titoli più colpiti, Nvidia, che ha stimato un impatto potenziale di circa 5 miliardi di dollari a causa delle nuove tariffe sui chip. Questo nonostante l'azienda abbia annunciato un piano di investimenti da ben 500 miliardi di dollari sul territorio americano nei prossimi anni — un importo analogo a quello previsto dalla Germania per il proprio riarmo militare.

Rendimenti settimanali negli USA:

  • S&P 500: -1,5%
  • Nasdaq: -2,62%

Ulteriore elemento di pressione sono state le parole del Presidente della Fed, Jerome Powell, che ha criticato duramente la politica economica dell'amministrazione Trump, sottolineando i rischi per la crescita e l'occupazione. Secondo Powell, le tariffe potrebbero innescare una nuova ondata inflazionistica, proveniente sia dai costi delle importazioni che dal blocco di alcune catene produttive — in particolare, a causa del fermo delle navi nei porti cinesi, in attesa di chiarimenti sulla situazione.

Le imprese, di fatto, esitano a spedire merci verso gli USA, timorose che nuovi dazi vengano imposti durante il tragitto. Con tariffe fino al 150% sui prodotti cinesi, è comprensibile l'attesa di una tregua tra le due superpotenze. Gli effetti reali sulla catena produttiva si vedranno nei prossimi mesi, ma l'incertezza non aiuta: gli investitori preferiscono restare alla finestra piuttosto che esporsi.

Nel mezzo di tutto questo, Trump ha attaccato direttamente Powell con un commento lapidario: "Quando te ne andrai sarà sempre troppo tardi", cercando — come spesso accade — di spostare l'attenzione pubblica dallo stato di disordine generato proprio dalla sua amministrazione. Un vecchio trucco politico: puntare il dito per nascondere la luna.

Energia e prospettive future

Una nota positiva arriva dal comparto energetico. I prezzi sono calati di circa il 10% dall'inizio dell'anno e addirittura del 20% da metà gennaio. Questo potrebbe contribuire a raffreddare l'inflazione nei prossimi mesi. Tuttavia, in Italia questo calo non si è ancora riflesso nei prezzi alla pompa, probabilmente in attesa di nuovi rialzi — rendendo così vano qualsiasi beneficio immediato per i consumatori.

Dal punto di vista tecnico, gli indici europei restano ben impostati e potrebbero continuare a beneficiare dei deflussi dai mercati americani, al momento sotto i livelli chiave che separano una fase rialzista da una ribassista. L'auspicio è che nelle prossime settimane Wall Street possa recuperare terreno per arginare l'uscita di capitali, in un contesto in cui il rallentamento economico appare sempre più concreto.

Michele Clementi
 

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