Wall Street tira il fiato in attesa del dato sull'inflazione negli Stati Uniti ad ottobre. Esigui i volumi, tenuto conto oltretutto della settimana di scadenze tecniche mensili. Ma in prospettiva è confermata l'aspettativa di un quarto trimestre benigno per l'Equity.
Ieri Wall Street ha scritto una pagina eccezionale nella storia di quest’anno, chiudendo con un saldo negativo, seppur di misura. La circostanza di certo non sorprende, vista la ciclicità negativa segnalata dal Delta System. Ma impressiona per il fatto che un saldo negativo sia stato registrato di lunedì: altrimenti positivo in ben 17 delle ultime 18 settimane. Pochi sanno che, se rimuovessimo le performance della prima seduta della settimana, a quest’ora Wall Street denuncerebbe una perdita per il 2023. Il 20% del tempo ha prodotto più del 100% del guadagno di quest’anno: altro che “Magnifiche Sette”, qui c’è un fenomeno “Magnifico Lunedì” che ci hanno sempre nascosto!...
Scherzi a parte, l’esiguità della limatura finale rima con il contenimento degli scambi: ai minimi delle ultime due settimane, all’inizio peraltro di un’ottava di sistemazioni tecniche mensili. In simili circostanze lo S&P si è migliorato a distanza di una settimana in ben 21 casi sui 25 registrati dal 2000 ad oggi, con tre delle quattro perdite inferiori all’1.0%. Questo rafforza l’aspettativa di una convincente ripartenza dopo una debolezza circoscritta.
Dal punto di vista macro, la quiete di ieri sera si spiega alla luce del rilascio oggi dei dati sull’inflazione nel mese di settembre. Il Nowcasting della Fed di Cleveland anticipa una variazione mensile del +0.07% (+0.34% per il core) che, complice il +0.49% di un anno fa (+0.27% per il core) dovrebbe favorire un ulteriore ripiegamento del dato generalizzato, mentre l’inflazione al netto delle componenti più volatili dovrebbe ora stabilizzarsi.
Questo, mentre il recupero recente delle fonti di energia, ed il balzo delle aspettative inflazionistiche fotografato dal sondaggio mensile dell’Università del Michigan, fanno temere un rimbalzo degli indici inflazionistici a partire dal prossimo mese. L’effetto base finora favorevole sta esaurendo il suo apporto.
Ciò rimarca ancora una volta la vulnerabilità di una posizione bullish di natura strategica sul mercato obbligazionario. Come rilevato ieri, l’89% degli investitori valuta di investire sul reddito fisso. Con lo yield a 10 anni sceso ai minimi delle ultime 6 settimane, dai massimi degli ultimi 3 anni, la scelta appare sensata, a condizione che si confidasse in un ritorno allo status quo del 2019.
Mentre Wall Street trattiene il fiato in attesa del dato clou della settimana, in Europa gli indici tornano a ridosso delle resistenze. Sull’Eurostoxx la barriera mostrata è risultata contenitiva già il mese scorso, e certo non è prova di vitalità dei ribassisti rilevare un secondo tentativo a così breve distanza di tempo. Salire oltre questa fascia evidentemente avrebbe l’effetto di negare il precedente break ribassista, il che evidentemente avrebbe implicazioni bullish.
Gaetano Evangelista
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