Siamo i primi a non nascondere la precarietà della congiuntura economica domestica ma, con il mercato praticamente sugli stessi livelli di quattro anni fa, a fronte di un PIL nominale nel frattempo comunque cresciuto, non è così scontato che il bicchiere vada visto mezzo vuoto.
Il governatore Powell completa la sua giravolta, assumendo un atteggiamento ora completamente "dovish": il FOMC ha accantonato ogni proposito di aumento dei tassi di interesse, annunciando l'avvio di un processo di riduzione del ritmo di ridimensionamento del bilancio Fed a partire da maggio, e la conclusione del Quantitative Tightening a settembre. Annunci sono stati dati circa la riqualificazione degli asset in portafoglio e le stime di crescita dell'economia.
Le decisioni hanno provocato una comprensibile reazione positiva per i titoli di Stato, e negativa per il dollaro; all'apparenza meno coerente la reazione del mercato azionario, più condizionato in questi giorni dalla tradizionale stagionalità negativa della settimana successiva alle scadenze tecniche trimestrali di marzo. A tal proposito, dobbiamo ancora una volta ricordare cosa occorre, nel mese compreso fra il 15 marzo e il 15 aprile, negli anni pre-elettorali come quello corrente.
Anche Piazza Affari ha avvertito l'altitudine, ripiegando come tutte le altre borse mondiali. Corre l'obbligo di ricordare la peculiare posizione raggiunta dall'indice Comit, la decana delle misure della performance della borsa italiana: magari tecnicamente obsoleta, ma dall'indubbio vantaggio dell'anzianità maturata. Lo spunto degli ultimi giorni ha consentito il raggiungimento dell'orbita della media mobile di lungo periodo; che praticamente dal 1973 in poi ha sempre agito efficacemente da spartiacque strategico. In altre parole il rally partito a fine dicembre qui assume ancora natura correttiva; ma, come una brutta crisalide che si tramuta in elegante farfalla, sopra questa soglia lo sforzo rialzista in essere guadagnerebbe dignità di rialzo rispettabile.
Certo, siamo i primi a non nascondere la precarietà della congiuntura economica domestica ma, con il mercato praticamente sugli stessi livelli di quattro anni fa, a fronte di un PIL nominale nel frattempo comunque cresciuto (del 7%), non è così scontato che il bicchiere vada visto mezzo vuoto.
Gaetano Evangelista
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