Oro nero giù, oro giallo su

Maurizio Mazziero Maurizio Mazziero - 08/11/2016 13:26

Dopo aver toccato i 52 dollari al barile, il petrolio ha intrapreso una discesa abbastanza ripida che nelle ultime due settimane l’ha portato a 44 dollari, con un ribasso di circa il 15%.
 

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Il grafico ci mostra che nella seduta di venerdì scorso le quotazioni si sono spinte sino a 43,50 dollari andando a lambire la media mobile a 200 giorni (linea rossa), che almeno momentaneamente ha fornito un supporto dinamico da cui rimbalzare.

L’osservazione ancora più attenta del grafico ci permette di notare che ormai siamo arrivati a ridosso di quella zona compresa tra 42,50 e 43 dollari che aveva già fornito un sostegno ai prezzi nel corso di settembre, appena prima di intraprendere un nuovo rialzo.

Quello che il grafico non ci dice è che i movimenti delle quotazioni degli ultimi due mesi sono stati costellati dalle dichiarazioni, ora positive, ora negative, da parte dei membri Opec circa una riduzione della produzione.

È plausibile quindi che settimana prossima trapelino ulteriori indiscrezioni sul buon andamento dei negoziati fra paesi Opec e Russia, in modo da sospingere ancora una volta verso l’alto le quotazioni.

Tuttavia, si avvicina la data del 30 novembre, quando, nel meeting di Vienna, l’Opec dovrebbe definire chi taglierà la produzione e quanto; ma anche se si giungesse a tale accordo, l’obiettivo di 33/32,5 milioni di barili al giorno rappresenta la quota per portare momentaneamente il mercato in equilibrio, senza però scalfire in misura concreta le ampie scorte accumulate nel passato.
 

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Di tutt’altro tenore l’andamento dell’oro che, confermandosi ancora una volta bene rifugio, ha riagganciato quota 1.300 dollari l’oncia, dopo che i sondaggi sulle presidenziali americane hanno visto un nuovo recupero di Trump.

Osservando con attenzione il grafico, notiamo che ora le quotazioni si trovano appena al di sotto del supporto (linea orizzontale rossa) che aveva sostenuto i prezzi da luglio a settembre e che ora funge da resistenza.

Come se non bastasse, poco più in alto, intorno a 1.325 dollari, troviamo una resistenza dinamica determinata dalla trendline discendente (linea inclinata blu) che aveva contenuto i brevi rialzi da luglio a settembre.
 

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Se a questo aggiungiamo il fatto che anche il cambio euro/dollaro ha raggiunto quella resistenza di 1,11 che aveva svolto un ruolo di supporto nel corso del mese di settembre, comprendiamo come solo un esito presidenziale favorevole a Trump potrebbe fornire il carburante necessario per spingere ancora più in alto le quotazioni di oro ed euro.

Ma anche nel caso di vittoria di Hillary Clinton, il mandato presidenziale si preannuncia sin d’ora difficoltoso e irto di ostacoli ed è probabile che le quotazioni dell’oro continueranno a dare soddisfazioni già a partire dal prossimo anno.


Maurizio Mazziero
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