Le incongruenze finanziarie del primo trimestre

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 02/04/2019 14:59

Segnale di culmine rialzista in Italia secondo l’analisi della regressione lineare applicata all’indice Comit: come si può apprezzare questo indicatore ha intercettato i punti di arrivo dei rialzi nel 2009 e nel 2015.

Si chiude in vistoso rialzo per tutti i mercati finanziari un trimestre contraddistinto da non poche incongruenze: avendo già commentato e analizzato la contraddizione fra la simultanea crescita di Equity e Bond, ci si dovrebbe occupare ad esempio del fatto che, in una fase di risk-on, alcuni asset emergenti (Equity) abbiano sottoperformato quelli occidentali, alcuni ciclici globali – finanziari e Materials - abbiano fatto peggio di taluni difensivi (Utility e Telecom fra gli altri); con il dollaro che, nonostante tutto, ha vistosamente contenuti i potenziali danni.

Il reddito fisso evidentemente risulta condizionato da un flusso di dati macro ancora deludente, inferiore alle aspettative, e orienta verso il basso il costo del denaro. Gli investitori sull’Equity, dal canto loro, reputano questo rallentamento di natura temporanea, e puntano su un rilancio della congiuntura nella seconda metà dell’anno. Ambo gli orientamenti appaiono difendibili, con una importante postilla: se tre mesi fa la discrepanza fra sottoperformance di borsa e stato di salute della congiuntura economica, legittimava un rally delle quotazioni azionarie; adesso i mercati risultano equamente valutate se non leggermente sopravvalutati: sicché questo vantaggio risulta in buona misura dissipato.

Ciò non toglie che le borse possano godere nei prossimi mesi degli influssi favorevoli provenienti da due fronti: la stagionalità e l’ampiezza di mercato. Come rilevato nel rapporto stagionale mensile, un primo trimestre all’insegna del rialzo così convinto, tende a produrre un effetto trascinamento nel quarto successivo; a sua volta ancora positivamente condizionato dall’influsso dell’anno pre-elettorale.
In merito all’ampiezza di mercato, siamo ancora sotto gli effetti dell’ADT11: il segnale qualitativo scattato il 10 gennaio. È vero che siamo andati anche oltre le aspettative, ma un declino qui dovrebbe risultare di natura meramente correttiva. Una opportunità, insomma.

In Italia da un lato si celebra il – marginale – superamento dello short stop mensile sugli indici principali; dall’altro si lamenta il mancato superamento della forse più rilevante resistenza sull’indice Comit su cui ci siamo più volte soffermati. L’onere della prova spetta ancora ai rialzisti: chiamati a dimostrare che non si sia trattato di un rally correttivo. Il forte risultato nel primo trimestre storicamente chiama ulteriori progressi, seppur di misura, nel mese successivo, prima al meglio di un consolidamento.

È lo stesso scenario dipinto dall’analisi della regressione lineare dell’indice Comit: come si può apprezzare questo indicatore ha intercettato i punti di arrivo dei rialzi nel 2009 e nel 2015. In ambo le occasioni, beninteso, non seguirono nell’immediato inversioni verso il basso. Piazza Affari si migliorò, seppure di misura. Ma il più risultò fatto.


Gaetano Evangelista
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