Martedì il presidente Usa Donald Trump aveva dichiarato di non essere minimamente felice dell'operato di Jerome Powell alla Federal Reserve colpevole, a suo dire, di distruggere l'economia Usa e di cancellare tutti i vantaggi dati dalla riforma fiscale. Mercoledì Jerome Powell dopo aver dichiarato poco meno di 30 giorni fa che i tassi di interesse erano molto lontani dalla soglia della neutralità, cioè dal punto in cui non costituivano né una spinta né una zavorra per l'economia statunitense, affermava che invece adesso quei tassi erano “poco sotto la soglia di neutralità”.
Powell tra due fuochi
Tutto sta nel capire se le dichiarazioni del governatore Powell sono nate dalla effettiva presa di coscienza di un'economia Usa in prossima fase di rallentamento (come alcuni dati macro suggerirebbero) oppure dall'altrettanto effettiva, e non certo celata, volontà del presidente Usa Trump di mantenere bassi i tassi di interesse per stimolare ulteriormente l'economia. Una cosa è certa: il carburante che finora ha avuto Wall Street in particolare, e Washington in generale, sta svanendo.
Che sia per colpa di un dollaro in calo già dal 2019 anche a causa di una ripresa degli Emergenti e di un taglio degli investimenti esteri da parte di Europa e Cina (come da tesi di Morgan Stanley), che sia per un calo drastico degli scambi commerciali a livello mondiale per via della guerra dei dazi tra Usa e Cina, sta di fatto che anche la Fed ha deciso di sottolineare come le tappe della strada per la normalizzazione della politica monetaria non sono incise sulla pietra e, quindi, sarà necessario monitorare i dati macroeconomici.
Il resto d'Europa
Non inganni quel Pil che è stato appena confermato al +3,5% per il terzo trimestre, in realtà è in calo sul precedente dato del 4,2% ed appare scintillante solo perchè il resto delle grandi potenze, Europa in testa, si trovano a loro volta in difficoltà. Lo stesso Powell, nell'intervento all'Economic Club di New York ha citato l'Italia come possibile fonte di instabilità. Senza contare la Spada di Damocle della Brexit che pende con le sue conseguenze: la BoE ha infatti confermato un possibile crollo del Pil inglese dell'8% già dal 2019 qualora il Parlamento inglese negasse il suo consenso all'intesa trovata tra Ue e governo May per il divorzio di Londra dall'Europa. Senza contare che Powell ha anche evidenziato quel picco raggiunto in alcuni settori come quello automobilistico o agricolo, il che farebbe pensare che, ormai, i giorni migliori si stiano preparando per essere un bel ricordo.
Rinvigorire le speranze?
Anche perchè i mercati questa estate ormai avevano preso coscienza di una salute buona, ma non esaltante, dell'economia mondiale e di banche centrali che, sebbene orientate verso un cambio di marcia sul costo del denaro con l'avvicinarsi dell'inflazione ai livelli fissati, erano rimaste comunque pienamente consapevoli del fatto che un aiutino sarebbe stato ancora utile a tutti. Ma poi è arrivato l'autunno e in particolare ottobre e novembre che hanno rappresentato una doccia fredda per Wall Street. Come rimediare? Riattivando quelle speranze che i sell off su un bull market vetusto ma non esausto, avevano spento.
Ecco allora i primi movimenti immediatamente successivi alle parole di Powell: calo del dollaro in rafforzamento sull'euro (sotto quota 1,14), calo dei rendimenti sui Treasury che da 3,059% sono arrivati a 3,022%. Ma anche nascita di più interrogativi e tra questi quello riguardante le tempistiche: a dicembre il rialzo dato per certo sarà l'ultimo prima di una pausa di riflessione e monitoraggio? Un quadro che, a prescindere dalle conseguenze economiche, ne avrebbe anche sul piano politico.
Timing sospetto?
Lo scontento del presidente Trump e le sue dichiarazioni da sempre critiche verso l'operato della Fed, hanno avuto un timing a dir poco sospetto che potrebbe mettere in dubbio l'indipendenza della banca centrale statunitense, un'ombra che, deprecabile in ogni realtà politica, lo sarebbe ancora di più qualora riguardasse la prima banca centrale al mondo. E' pur vero che il mix micidiale di tassi in rialzo e prospettive di rallentamento sarebbe stato una condanna immediata sia per i mercati che per i consumatori in generale e qualche avvisaglia dal settore dell'immobiliare si era vista nei giorni scorsi. Il dubbio in questo caso, resta mentre sembra certo che per quanto fiorente (per adesso), la forza di Washington sia circondata da pericolosi focolai.
Articolo a cura di R.P.
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