La gestione del rischio negli investimenti. (Aspetti psicologici e la ciclicità della crescita dei mercati finanziari).

Massimiliano Calveri Massimiliano Calveri - 29/03/2022 10:01

Dinanzi ad eventi imprevedibili a livello mondiale come la recente pandemia e la guerra in corso in Ucraina è comprensibile farsi prendere da timori in merito alle scelte di investimento fatte o da fare.
È giusto responsabilmente provare preoccupazione e pensare alla ricerca di un modo che possa proteggere risparmi e investimenti da qualsiasi pericolo.

Ritengo che non esista strategia o strumento perfetto in grado di neutralizzare tale rischio.
Non esiste uno strumento o una strategia “perfetta”, in grado di proteggere l'investitore da tutti i rischi.
Non è possibile proteggere gli investimenti allo stesso tempo da inflazione, deflazione, stagflazione, crolli di mercato, recessione e guerra.
Il motivo è che non possiamo sapere con certezza come certi asset si comporteranno nelle varie situazioni che si presenteranno.
Il tempo, secondo me, è l'elemento fondamentale che trasforma il rischio e lo rimodula durante il suo svolgersi.
Tra un periodo e l'altro ci sono fasi che sembrano più rischiose di altre.

Una turbolenza ha caratterizzato i mercati in questi primi mesi del 2022. La crisi in Ucraina ha influenzato ulteriormente l’andamento degli indici azionari ma anche l'aumento dell'inflazione ha inciso parecchio sullo scenario macroeconomico.
La difficoltà è anche emersa nel segmento obbligazionario e vistosa è stata la crescita delle materie prime.
In momenti incerti come questi ogni buon investitore si pone molte domande, non solo sulle prospettive dei portafogli, ma anche su come impostare la propria pianificazione finanziaria.
Tutte le asset class e tutti gli indici hanno degli alti e bassi, ma con un orizzonte temporale sufficientemente lungo le prospettive sono quasi sempre positive.

A tutti piacerebbe capire il momento migliore di ingresso sul mercato (quando il valore degli asset raggiunge il prezzo di minima). Ma, osservando i mercati si comprende che il momento di ingresso fa spesso poca differenza nel lungo periodo. L’impatto positivo o in negativo che rinveniamo nel breve periodo tende di solito a svanire nel tempo. Una ponderata allocazione e un orizzonte temporale medio-lungo sono i fattori che tendenzialmente possono generare rendimenti.
Ovviamente questo vale per gli investimenti e non per le operazioni di trading che hanno valenza prettamente speculativa sul breve periodo.
Storicamente, i cali sono stati seguiti sempre da recuperi che possono essere altrettanto veloci e spesso imprevedibili. Si pensi alla recente crisi dovuta alla pandemia; la ripresa in seguito è stata rapida ed è arrivata prima di quanto la maggior parte degli investitori si aspettasse. Nel 2021, infatti, sostenuta è stata la ripresa dei mercati.

Quanto sopra ragionato non deve essere considerato un espresso invito ad effettuare investimenti di qualsiasi tipo, ma semplicemente sono delle considerazioni generali basate sulla storicità degli indici.
Riporto di seguito la crescita dell'indice Down Jones dal 1820 al 2020 e quella degli indici S e P 500 e FTSE MIB negli ultimi cinque anni.





Massimiliano Calveri

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