Un metodo alternativo per sfruttare il trend positivo di Unicredit e ottenere potenzialmente un’ottima performance nel breve termine.
Al termine della riunione del Consiglio di Amministrazione del gruppo Unicredit è stato approvato il bilancio del 2019 e i soci hanno deliberato un dividendo, relativo all’esercizio 2019, pari a 0,63 euro per azione (4,5% rispetto al valore azionario), ossia il 133% in più rispetto alla cedola staccata nell’anno 2018. Il mercato ha recepito positivamente i dati sul titolo e all’indomani dell’annuncio del piano di ristrutturazione che prevede la chiusura di oltre 450 filiali ha registrato un picco a oltre 14,15 euro. Volendo sfruttare le prospettive positive sull’azione, per la quale vale la pena ricordare è in corso un’operazione di buy back da 500 milioni, vi è la possibilità di investire su un certificato di investimento di breve durata, caratterizzato da un ottimale profilo di rischio/rendimento. Il certificato in questione è un Cash Collect Autocallable (ISIN: NL0012324644) di BNP Paribas, prodotto che prevede la sua naturale estinzione il 27/4/2020 a un importo pari a 100 euro a condizione che alla chiusura del 27 aprile il titolo Unicredit si trovi almeno a un prezzo di 13,425 euro; viceversa, qualora rilevi a un prezzo inferiore, il rimborso sarà determinato dalla performance complessivamente realizzata da Unicredit dal livello di strike iniziale fissato a 17,90 euro. In aggiunta al rimborso del capitale, sono previsti due premi mensili dello 0,50% ciascuno che potranno essere pagati alla medesima condizione vista per il rimborso, ossia un prezzo di Unicredit non inferiore a 13,425 euro. Quotato circa 85 euro, a fronte dei 14,15 euro del titolo bancario, il certificato sembra un’opportunità di assoluto rilievo se si ritiene plausibile una tenuta dei prezzi correnti fino alla scadenza di fine aprile.
Tuttavia nella valutazione del certificato ci sono due aspetti da considerare. Il titolo Unicredit pagherà il dividendo il 22/4/2020 e il detentore del certificato, essendo un titolo al portatore, non avrà diritto a ricevere tale ammontare in quanto i dividendi vengono percepiti dagli emittenti per finanziare la struttura sottostante.
Nello scenario negativo in cui il titolo fosse al di sotto della sua barriera del capitale posta al 75% dei prezzi strike, il prezzo del certificato seguirà linearmente la performance negativa dell’azione.
ANALISI SUL TITOLO UNICREDIT
Unicredit, uno dei titoli rappresentativi del nostro listino e dell’indice che racchiude i più grandi istituti bancari europei Eurostoxx Banks, sta vivendo, assieme alle altre azioni del settore, un periodo positivo che sta portando le quotazioni a livelli di prezzo superiori ai massimi dello scorso anno. A conferma di ciò, vi sono le notizie della settimana passata derivanti dalla riunione del consiglio di amministrazione che vedono una forte crescita del dividendo rispetto agli anni scorsi. Da un punto di vista fondamentale, la capitalizzazione di mercato è salita negli ultimi anni fino a raggiungere un livello odierno di 31 miliardi di euro sostenendo il trend rialzista del titolo. I ricavi sono stabili ormai da qualche anno ma gli utili e il reddito operativo hanno visto una crescita dei loro valori evidenziando come l’istituto bancario sia in grado di valorizzare le proprie entrate in maniera sempre più efficiente. Inoltre, un aspetto da considerare, dato anche il settore di appartenenza, è il livello di debito rispetto al valore del capitale proprio. Tale rapporto è sceso negli ultimi anni rendendo sempre più solido il bilancio anche a fronte di futuri stress test indetti dalla Banca d’Italia.
Da inizio anno la performance ammonta al 6,64% e da inizio mese al 15,07%.
Da un punto di vista tecnico, sul lungo periodo si può notare come il prezzo di Unicredit abbia effettuato un rimbalzo sul livello di supporto creatosi nel 2016 sotto i 10 euro. Momentaneamente, su ogni time-frame si nota come il trend sia ben impostato al rialzo.
I livelli di resistenza che andrà ad incontrare sono posti in primis a 14,90 euro e infine a 18 euro.
Fonte: certificatiederivati.it
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