Borse azionarie in stato di grazia. I nuovi massimi storici di Wall Street risvegliano gli investitori, tornati ad affacciarsi convintamente sui mercati, dopo un lungo periodo di apatia. Il denaro ha coperto tutte le piazze mondiali, siano esse sviluppate o emergenti. Nel Vecchio Continente l'Eurostoxx50 sfida la cruciale resistenza a 3600 punti, sulla cui rilevanza strategica ci siamo già soffermati. La Fed ha smesso di comprare titoli ormai tre anni fa, ma ciò non ha impedito a Wall Street di spiccare il volo, incoraggiata da una ripresa sincronizzata globale a livello micro e macro. E con la seduta di ieri, lo S&P sale al quarto posto nella storia in termini di rialzo più duraturo senza alcuna interruzione più profonda del 5%.
È evidente che stiamo allevando una generazione di investitori e gestori che non hanno idea di cosa sia un bear market. Chi ha meno di 40 anni probabilmente ha soltanto una vaga idea del crash del 2008. Al tempo stesso, però, prendiamo atto della riluttanza ad impegnarsi in un oggettivo sforzo di valutazione della qualità del bull market. Per quanto ci concerne, tutti gli elementi strutturali che nel lontano aprile 2009 ci suggerirono a gran voce l'avvio di una tendenza benigna pluriennale, sono al loro posto, e non c'è motivo per mutare atteggiamento strategico, fino ad evidenza contraria. Una riflessione pacata e oggettiva sulla condizione di mercato suscita reazioni rabbiose e stizzite: un riflesso pavloviano che denuncia una disconnessione dalla realtà, una dissonanza cognitiva che fa ben sperare gli investitori.
Nelle ultime ore ci siamo soffermati dettagliatamente, sul Rapporto Giornaliero, sulle prospettive del trimestre appena incominciato. Ciò non esclude temporanei consolidamenti; il primo dei quali, partirà presumibilmente con il conseguimento della prima scadenza ciclica di questo mese. Il Delta System, proposto nel rapporto di oggi, ha compiuto un eccellente lavoro nell'anticipare le tendenze di Wall Street; soprattutto di medio periodo.
Gaetano Evangelista
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