Seduta globalmente all'insegna del recupero dei listini azionari, incoraggiati dalla trimestrale della ex Google. Il Nasdaq apre a spron battuto, ma finisce per chiudere invariato; mentre gli altri indici USA compiono significativi passi in avanti, pur rimanendo distanti dai rispettivi massimi. Con la seduta di ieri, la capitalizzazione del FAANMG, oltre 4 trilioni di dollari, supera il 17% dell'intero valore di mercato. Se rimuovessimo ipoteticamente queste sei società, lo S&P perderebbe tutti i guadagni accumulati dall'inizio dell'anno. Si tratta naturalmente di un esercizio puramente teorico e magari anche arbitrario, ma non si può fare a meno di rilevare come si tratti del mercato più concentrato dai tempi delle "dot com" che molti degli attuali investitori non hanno conosciuto.
Piazza Affari non si sottrae al rimbalzo. Per il momento permane una condizione sostanzialmente neutrale, con il supporto cruciale sollecitato dopo il tonfo di maggio che è sempre lì, a poca distanza dalle quotazioni correnti; fino ad ora incapaci di negare la rottura ribassista, riportandosi oltre la media mobile a 200 giorni. Non che la condizione delle altre borse periferiche dell'Eurozona sia più florida.
Il Rapporto Giornaliero di oggi mostra l'andamento del PIIGS Index: in termini assoluti e relativi. Si scorge sotto la prima prospettiva come le correnti quotazioni si attestino sugli stessi livelli di aprile 2017: quindici mesi di stagnazione assoluta (dividendi esclusi, s'intende). Soprattutto, troviamo interessante il confronto con l'Eurostoxx50, che sembra aver definitivamente svoltato verso il basso, dopo una prolungata fase non direzionale. A prescindere dall'esito dell'indecisione in termini assoluti, pare ragionevole aspettarsi un (ulteriore) periodo di sottoperformance da parte delle borse periferiche dell'Eurozona.
Gaetano Evangelista
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