Il certificato più folle di sempre

Pierpaolo Scandurra Pierpaolo Scandurra - 13/11/2024 09:44

“One Star”, un’opzione da (ri)scoprire che ha permesso a un certificato di passare da 10 a 100 euro in soli 5 giorni, salvando il nominale.

1000% in 5 giorni. Non è solamente il guadagno ottenuto da Elon Musk dopo la vittoria repubblicana (130 miliardi di capitalizzazione aggiunta con un investimento di 130 milioni per finanziare la campagna elettorale di Trump) ma anche il balzo clamoroso realizzato da un certificato che è andato in scadenza nella serata di ieri, 11 novembre. Un salto improvviso dai 10 euro di quotazione del 6 novembre a 100 euro di rimborso, reso possibile da una particolare opzione che caratterizza i certificati di tipo “One Star” e dal rally di Tesla che in soli 5 giorni è passata da 238 a un massimo di 358 dollari.

Prima di raccontarvi come si è arrivati a questo risultato a dir poco clamoroso è necessario comprendere in cosa consiste questa opzione “One Star”. Introdotta per la prima volta sul mercato italiano dei certificati nel 2017 dalla francese Natixis e riproposta negli anni successivi da larga parte degli emittenti, non è stata mai troppo apprezzata dagli investitori – a giudicare dai volumi – nonostante la vicenda Wirecard avesse già fatto comprendere la peculiare capacità protettiva del capitale anche a fronte di eventi irreversibili, come fu il fallimento dell’azienda tedesca. All’epoca (nel giugno 2020) in un mondo alle prese con la gestione della pandemia, il default del gigante teutonico attivo nel settore dei pagamenti digitali, travolto dagli scandali contabili e finanziari, scosse ulteriormente i già fragili mercati azionari. Un fallimento fragoroso per un titolo quotato nel principale paniere tedesco che causo l’azzeramento di decine di certificati ma non di una particolare emissione quotata da Exane, caratterizzata dall’opzione “One Star”. A fronte del -99% (prima del delisting) del titolo Wirecard, il certificato rimase in quotazione per settimane a prezzi di poco inferiori ai 1.000 euro nominali sfruttando il forte rialzo degli altri due titoli del basket sottostante (Block e Paypal). È infatti sufficiente che uno dei componenti del basket rilevi alla scadenza al di sopra del trigger One Star (spesso coincidente con il livello di fixing iniziale) per tramutare un classico certificato di tipo “worst of”, dove cioè è il titolo peggiore a comandare, in una struttura “best of”, capace quindi di rendere del tutto ininfluente anche un evento di azzeramento del sottostante peggiore e di far liquidare un rimborso interamente protetto.

Ora veniamo al certificato che ha avuto un esito del tutto inaspettato, emesso da BNP Paribas con codice ISIN NLBNPIT15IJ5. Tutto è iniziato il 9 novembre 2021 con il fixing iniziale dei livelli di 4 azioni del settore automotive: le cinesi Nio e BYD, la “nostra” Stellantis e Tesla. Un basket nato con valori di correlazione non particolarmente elevati (è questo il segreto che fa funzionare al meglio questa struttura) che ha visto già dopo i primi mesi una situazione critica per il titolo Nio, in ribasso del 41%: tuttavia il rialzo di Tesla dell’11% consentiva al certificato di tenere area 85 euro, per un ribasso limitato al 15%. In quel momento la scadenza risultava ancora lontana e la volatilità dei titoli era tale da non permettere al certificato di rimanere ancorato al nominale, anche se a marzo 2023 l’opzione “One Star” iniziò a farsi sentire: rispetto al -79% di Nio, il certificato quotava 60 euro sfruttando il timido, ma sufficiente rialzo, di Stellantis dall’emissione.

Il primo avvicendamento di Best Of tra Tesla e Stellantis venne confermato ancora un anno dopo, a marzo 2024, quando quest’ultima, con un +55% sui prezzi di emissione, portò il certificato a quotare 92 euro nonostante il tracollo dell’89% di Nio! Successivamente però per Stellantis iniziò il crollo di mercato e per il certificato di BNP Paribas si aprirono le porte del rimborso “a worst of”. Ed è qui che è arrivata la terza sorpresa per i possessori del certificato: il rally innescato dagli stimoli fiscali in Cina ha fatto correre BYD, al punto da spingerla fin sopra lo strike iniziale. La scadenza, tuttavia, si stava avvicinando e il margine di guadagno di BYD era troppo risicato per far salire il certificato in area nominale: infatti nei giorni seguenti il ritracciamento di BYD ha portato a una drastica riduzione delle probabilità di vedere il certificato salvarsi e il 6 novembre, con tutti e 4 i titoli sotto strike il prezzo ha segnato valori di circa 10 euro, riflettendo quindi linearmente il -90% circa segnato da Nio, il worst of. Ma ecco la sorpresa finale: il rally di Tesla, fino a quel momento arretrata con una perdita del 29% rispetto allo strike, ha reso possibile l’inimmaginabile. Nella giornata decisiva, l’11 novembre, Tesla ha infatti raggiunto e superato i 341,16 dollari dello strike, facendo scattare l’esercizio dell’opzione “One Star” e permettendo quindi di decretare il rimborso dei 100 euro nominali, per un balzo del 1000% e una conclusione a dir poco inaspettata.

 

A questo punto scatterà la caccia ai certificati One Star in circolazione? Un fallimento evitato su Wirecard nel 2020 e un rimborso di 100 euro anziché poco più di 10 euro adesso. Sul mercato oggi se ne contano 67 (quasi la metà sono stati emessi da Leonteq), contro un totale di oltre 10.000 certificati quotati: che sia il caso di utilizzare di più questa opzione nel futuro?

 

Report a cura di Pierpaolo Scandurra
www.certificatiederivati.it

 

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