Il bull market si allarga

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 07/02/2020 14:51

Lo Stoxx600 si aggiunge alla crescente lista di indici mondiali sui massimi storici. Per i media specializzati, però, la narrazione di fattori bullish è sempre meno attraente degli elementi bearish. Il ruolo dell'asset allocation.

Quattro sedute positive consecutive e quattro “candele bianche” di fila, spingono il FTSE MIB ai massimi di maggio 2018; ancora per poco a ridosso di quella barriera fra 24200 e 24500 punti, che a Piazza Affari ha fatto letteralmente la storia: visto che i quattro massimi registrati negli ultimi undici anni, non sono andati oltre questa massiccia barriera. Ieri abbiamo commentato il target rialzista della borsa italiana, qualora questo ormai sottile diaframma dovesse una buona volta cedere. Restano valide quelle considerazioni, al pari delle riserve formulate.
Il clima è favorevole. Il 95% dei primi 20 indici mondiali per capitalizzazione, quota oltre la proprio media mobile a 200 giorni; è in conclamato bull market, insomma. Si allarga il numero delle borse sui massimi storici, e degli indici sui picchi assoluti: ieri è stata la volta dello Stoxx600, mentre il listino di Amsterdam è salito al livello più alto degli ultimi 19 anni. Dovessero le borse salire ancora per un paio di mesi, non osiamo immaginare a quali livelli di frustrazione arriverebbero gli autoesclusi dal bull market.
Oggettivamente, la combinazione di fattori bullish è sempre meno attraente degli elementi bearish; almeno per i media. Crollano le quotazioni della società giapponese specializzata nella produzione di mascherine. Il numero di vittime del coronavirus cresce, ma per la prima volta ad un ritmo giornaliero decrescente. C’è quasi un 50% di probabilità che la convention democratica risulterà “rotta”: vale a dire nessun candidato avrà conquistato la maggioranza dei delegati. Infine, il mercato sconta la certezza di un taglio del Fed Funds rate nel 2020.
Non fosse abbastanza, dalla fine di agosto il modello di asset allocation ha prescritto una esposizione in azioni superiore al 70% del portafoglio tipo. Non è una considerazione sexy, ma fa presa. Di sicuro ha consentito di mettere da parte consistenti plusvalenze per i momenti meno brillanti.

 

A cura di Gaetano Evangelista
Fonte: www.ageitalia.net


 

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