Complice il superamento della resistenza poco sopra i 22 mila punti, l'indice MIB non accenna a rinunciare al suo ruolo di leadership rispetto alle altre piazze europee. In dodici mesi, la sovraperformance maturata rispetto all'Eurostoxx50 supera ora i 20 punti percentuali; una prova di forza (relativa) che negli ultimi vent'anni ha soltanto un precedente: aprile 2014. Difficile prevedere se questo fenomeno si protrarrà per il prossimo futuro ma, ad evidenza, non ci sono venditori sicché la prevalenza di Up Volume, già documentata - e tuttora persistente - finisce per dettare la tendenza.
Contenuta dalla debolezza del dollaro, finora la borsa americana ha sottoperformato, perdendo da inizio anno notevoli posizioni in termini di capitalizzazione globale relativa. Ciononostante, lo S&P500 ha conseguito in questo impegnativo mese di settembre già sette massimi storici. Soltanto in due occasioni, nel Dopoguerra, ha fatto meglio: 1955 e 1995. Due anni ricorrenti, nelle nostre analisi comparative. Nei giorni passati abbiamo esaminato le implicazioni per i prossimi mesi di questi due aspetti: un massimo storico a settembre, e l'incredibile somiglianza dello S&P con gli anni citati. Rimandiamo ai rapporti dei giorni passati per una disamina del percorso atteso da qui alla fine dell'anno.
Nel frattempo si riducono le richieste di sussidi iniziali di disoccupazione. La fiammata è durata due settimane, e si è rivelata meno drammatica di quanto occorso in occasione degli uragani Katrina e Sandy. Il dato settimanale reso noto ieri è stato decisamente inferiore alle attese; ma non ha evitato un ulteriore incremento della media a 5 settimane, raffigurata nel grafico.
Rimaniamo comunque al di sopra della media mobile di lungo periodo: a ben vedere, sembra trattarsi di una circostanza non dissimile da quelle che in precedenza sono coincise con interessanti momenti per riposizionarsi sul lato lungo del mercato (come se, nel frattempo, lo S&P avesse ripiegato...)
Gaetano Evangelista
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