FED: hawkish guidance and dovish actions

Paolo Belvederesi Paolo Belvederesi - 21/03/2024 07:14

FED: hawkish guidance and dovish actions

 

La riunione della FED di ieri sera è stata un concentrato di contraddizioni che, in un mercato efficiente, avrebbero dovuto portare gli operatori a fare più di una riflessione prima di schiacciare il tasto BUY. E invece nulla, tutti a comprare. In molti hanno voluto leggere solo quello che volevano leggere dal comunicato. Ignorando il resto.

 

Il motivo per cui i mercati azionari sono saliti ieri sera, i rendimenti dei bond sono scesi ed il dollaro si è indebolito è duplice: la FED ha confermato i tre tagli dei tassi per l’anno in corso. La FED ha mostrato l’intenzione di rallentare il processo di Quantitative Tightening.

Punto. Questa la parte dovish. Ma è già quanto il mercato scontava e già quanto il mercato si aspettava.

 

Questo atteggiamento particolarmente dovish della FED contrasta in modo molto marcato, (e non ci vuole un’economista di Harward per capirlo) con le proiezioni in tema di crescita, inflazione e disoccupazione date dalla stessa FED. Le proiezioni di inflazione vedono i PCE al 2.6% dal 2.4%, la crescita per l’anno in corso al 2.1% dall’1.4% e la disoccupazione dal 4.1% al 4%.

 

Lo riscrivo. L’inflazione è stata rivista al rialzo. La crescita è stata rivista marcatamente al rialzo. La disoccupazione è stata rivista al ribasso. Ma non e’ finita. Le proiezioni dei tassi a lunga sono state riviste al rialzo dal 2.5% al 2.6%, proprio ad ammettere che la lotta all’inflazione non sarà proprio una passeggiata. E quindi? Quindi la FED procede con i tagli. 

 

 

Questo non è un ragionamento lineare. E a pensarlo non è solo il sottoscritto, ma decine di giornalisti che ieri eran presenti alla conferenza stampa e che hanno cercato di avere spiegazioni in merito formulando domande più o meno articolate ma che avevano un unico tema in comune che può essere riassunto in questa domanda: “caro Mr Powell, potresti spiegarci come fai a prevedere 3 tagli dei tassi quest’anno se contemporaneamente prefiguri uno scenario di crescita, occupazione e inflazione”?

 

Le risposte di Jerome Powell, sono state a dir poco ermetiche e vaghe. Chi si intende di body language avrebbe potuto usare la conference call di ieri per tenere una lezione magistrale. Numerose le scariche di tensione di Powell, che ripetutamente si è mosso le labbra, ha incrociato le mani con salivazione pari a zero, tipo quella di Fantozzi davanti al super direttore generale.

 

Eppure anche stavolta Powell l’ha scampata. E’ riuscito a dire tutto ed il contrario di tutto, confidando in un mercato sempre super positivo, focalizzato sul mercato mezzo pieno. Sempre.

 

E i Dot-Plot? Anche quelli sono stati presi a braccio. L’importante è che “la media” è per tre tagli. OK. Ci può stare. 

Ma i dettagli qualcuno li ha letti?

 

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Il FOMC è spaccato letteralmente in due. Nella proiezioni di ieri, 9 membri del FOMC si sono mostrati a favore di 3 tagli, uno per 4 tagli per quest’anno mentre gli altri 9 ne hanno previsti 2, 1 o addirittura nessuno.

 

E questo, ovviamente, ha posto un interrogativo tra molti giornalisti. Uno di essi ha voluto chiedere esplicitamente se le decisioni sui tassi vengono prese in modo unanime. La riposta di Powell è stata chiara. “solitamente le decisioni che prendiamo sono all’unanimità”.

Beh, allora se così è, penso che questa volta il processo richiederà più tempo del dovuto. Ci sono molti membri che dovranno uniformare la loro view a quella del gruppo. E francamente con 4 membri che sono a favore di un taglio o nessun taglio, l’ago della bilancia al momento è più a favore di due tagli piuttosto che di tre.

 

Ma tutto questo è stato ignorato. Gli operatori hanno letto nel comunicato la conferma di uno scenario di tipo “goldilock” in cui la crescita sostenuta e una disoccupazione prossima ai minimi storici riesce a sposarsi con un’inflazione vista in discesa verso l’obiettivo del 2%. Il povero Philips della famosa Curva di Philips ieri sera si rotolava nella tomba.

Ma Powell è stato perentorio: “sono certo che porteremo l’inflazione al 2%”. E allora non ci resta che comprare tutto: azioni, bond e anche oro, per non farci mancare nulla.

 

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