Continua a latitare la volatilità sul cambio euro/dollaro, tradizionalmente quello più scambiato sui mercati. Negli ultimi sei mesi, infatti, l’EUR/USD ha fatto registrare scarsi movimenti, oscillando in un range laterale relativamente stretto, di circa 300 pips fra 1,12 e 1,15.
Gli operatori sono in attesa di nuove mosse da parte delle banche centrali, che paiono piuttosto attendiste in questa fase, ritardando in ogni modo ogni rialzo al costo del denaro, al fine di limitare i rischi di frenata della crescita economica globale.
Grafico giornaliero cambio euro dollaro, fonte piattaforma ActivTrader
In una fase di stanca - sull’euro/dollaro - i traders, hanno dunque cercato opportunità su altri cambi nei mercati valutari. Fra queste, non poteva certamente mancare la sterlina, che negli ultimi mesi ci ha ormai abituato ad ampie fluttuazioni, sulla scia dell’andamento dei negoziati Brexit.
Nonostante il caos che circonda tuttora l’uscita del Regno Unito dall’UE (con una nuova posticipazione della scadenza a fine ottobre 2019), il pound non ha fatto registrare nuovi crolli, ma soltanto una moderata discesa.
I mercati avevano ormai prezzato il nuovo ritardo nella Brexit, che aumenta la chance per Theresa May di ottenere un via libera dal parlamento ai piani che ha negoziato con l’UE (riducendo dunque il rischio di un no deal, lo scenario maggiormente temuto).
C’è grande fermento nel comparto delle materie prime. In particolare, le quotazioni del petrolio stanno provando a mettere a segno la sesta settimana consecutiva di rialzi, con il prezzo del WTI (punto di riferimento per il mercato del greggio statunitense) che ha aggiornato i massimi da novembre a 64 dollari al barile, mentre il Brent del mare del Nord ha superato quota 70 dollari al barile. La discesa della quantità di greggio estratto dai paesi OPEC e l’ipotesi che Trump non riesca a congelare del tutto l’export iraniano hanno spinto gli operatori verso nuovi acquisti, anche se il driver centrale delle ultime sedute è legato ai timori per la crisi libica, che spaventa gli investitori.
Grafico settimanale del petrolio, fonte piattaforma ActivTrader
Il palladio, dopo il crollo della precedente settimana, si è invece stabilizzato in area 1.350 dollari per oncia, mentre nell’ultimo mese gli operatori sono tornati ad acquistare a piene mani il platino, che era a lungo stato snobbato dai mercati proprio a favore del palladio. Le quotazioni del platino sono pertanto risalite verso quota 900$, ai massimi dalla scorsa estate.
Carlo Alberto De Casa
Capo analista ActivTrades
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