Un Fixed Cash Collect di Barclays che offre quasi il 17% di rendimento in meno di due anni, fino a scenari finanziariamente drammatici
Reazione veemente del FTSE Mib, che dopo aver ritestato con successo i minimi di periodo in area 20.200 punti ha allungato al rialzo verso area 22.000 punti, nella parte alta del rettangolo di lateralizzazione all’interno del quale si muove il nostro indice da giugno 2022. Mentre la tendenza di medio periodo può considerarsi laterale, come detto da ormai qualche mese, gli analisti tecnici concordano sul fatto che il movimento di lungo periodo sia ancora ribassista, con una trendline discendente che può essere agevolmente tracciata dai massimi di ottobre 2021 (area 28.200 punti) fino a toccare tutti i successivi massimi relativi decrescenti. Insomma, il peggio, almeno da un punto di vista squisitamente tecnico, non sarebbe ancora alle spalle.
Ed i motivi per rimanere cauti non mancano di certo, a partire dalla situazione energetica che terrà banco almeno per tutto il prossimo inverno, nonostante l’aiuto (inaspettato e non preventivabile) che sta provenendo da un clima decisamente più mite del previsto e nonostante la corsa agli stoccaggi, quasi del tutto pieni in Italia e Germania: per fronteggiare il caro bollette dei prossimi mesi, il neonato governo Meloni dovrà trovare intorno ai 60 miliardi di euro, almeno secondo le stime che circolano sui principali quotidiani in queste ore. Senza poi dimenticare la questione inflazione, arrivata in Europa su livelli vicini (se non localmente superiori) alla doppia cifra: ebbene, la Banca Centrale Europea sembrerebbe essere determinata a proseguire nel rialzo dei tassi d’interesse di riferimento per porvi un freno, rischiando così facendo di mettere in bilico la stabilità dei mercati.
Vista la situazione alquanto precaria sopra rappresentata, potrebbe essere una buona idea di investimento quella di scegliere prodotti con barriere molto profonde su azioni, senza peraltro pregiudicare più di tanto le opportunità di rendimento. Una possibile alternativa, scritta sulle blue chip del nostro indice, è rappresentata dal Fixed Cash Collect Step Down (ISIN: XS2377640300) emesso da Barclays; il prodotto è infatti fortemente difensivo, con una barriera capitale fissata al 40% dei prezzi di riferimento iniziali e premi incondizionati pari allo 0,8% mensile (9,6% p.a.). Il certificato è scritto su un basket composto da Intesa Sanpaolo, Eni, Stellantis ed Unicredit con durata residua pari ad appena un anno e 9 mesi e la possibilità, a partire dalla data di osservazione dell’11 gennaio 2023 e per le successive date a cadenza mensile, di rimborso anticipato del valore nominale, pari a 100 euro, qualora tutti i titoli rilevino al di sopra del 100% dei rispettivi strike price (il trigger autocallable decresce poi del 2% ogni mese).
Qualora si giunga alla data di osservazione finale del 11 luglio 2024 senza che il certificato sia stato richiamato, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, oltre ad un ultimo premio pari al 0,8%, qualora Intesa Sanpaolo, titolo peggiore che attualmente compone il paniere (al 107,67% dello strike price) non perda un ulteriore -63% circa dalla quotazione corrente (barriera capitale posta a 0,6928 euro, quotazione mai raggiunta dalla banca italiana negli ultimi 25 anni). Al di sotto del livello barriera il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata partire dallo strike price. Bisogna peraltro osservare che la presenza di cedole incondizionate fa sì che il downside dello strumento sia attutito anche negli scenari più catastrofici, con una performance negativa in caso di un -70% di Intesa Sanpaolo limitata ad un -50,9% a scadenza.
Il certificato è quotato ad un prezzo lettera vicino alla parità, con un rendimento complessivo ottenibile dall’investitore pari al 16,8% in meno di due anni (9,6% circa su base annua), in caso di mantenimento della barriera a scadenza.
Articolo a cura di Pierpaolo Scandurra
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