CureVac crolla dopo il flop sul vaccino. Le conseguenze sulle azioni e sui certificati

Pierpaolo Scandurra Pierpaolo Scandurra - 23/06/2021 09:52

La tedesca CureVac crolla in Borsa e uno studio sulle reazioni dei certificati e in particolare di quelli con meccanismo “ step down” sulle cedole permette di giungere a una conclusione.

Dopo aver comunicato l’esito a dir poco deludente delle sperimentazioni del vaccino Covid-19, la tedesca CureVac crolla in Borsa perdendo oltre il 45% - ironia della sorte quasi quanto l’irrisoria percentuale di efficacia del vaccino - . Una doccia gelata sia per chi sperava in un nuovo vaccino efficace contro il Covid-19 sia per gli azionisti sempre più numerosi che stavano puntando sulle ambizioni della società tedesca capitalizzata oltre 9 miliardi di euro.

Ma quali conseguenze ha un crollo simile sulle finanze di chi investe su un titolo azionario che perde il 40% dalla sera alla mattina e rimane quindi vittima del più classico dei cigni neri? Per l’azionista i conti sono presto fatti, una perdita immediata del 40% e necessità di sperare in un recupero del 67% per rivedere il proprio capitale investito ( escludendo eventuali dividendi , che nel caso di CureVac non sono previsti). Diverso è invece il discorso se si è coinvolti in un crollo del 40% essendo possessori di certificati.

La struttura opzionale dei certificati, infatti, consente di beneficiare di una marcata asimmetria che consente di guadagnare anche in caso di ribassi sostenuti e di proteggere il capitale anche a fronte di importanti ribassi. Ma non tutte le strutture sono uguali e pertanto vediamo quali sono state in grado di tenere meglio i prezzi.

Sul mercato secondario di Borsa Italiana sono quotati 9 certificati, tutti legati alla CureVac scambiata a New York.  Quattro di questi presentano una struttura di tipo “Bonus”, ovvero prevedono protezione del capitale alla scadenza e un premio di rendimento a condizione che il titolo sottostante non rompa una barriera, posizionata a una distanza del 40%. Tre dei quattro effettuano l’osservazione della barriera solamente a scadenza ( barriera europea) ma nonostante ciò, data la violenza del movimento ribassista di CureVac, non sono stati in grado di contenere le perdite, con una variazione negativa dalla chiusura del 16 giugno alla riapertura del 17 giugno, tra il 36 e 40%, ossia quasi quanto perso dal titolo sottostante. Il quarto Bonus aveva invece barriera continua a un livello di 69,828 dollari e a seguito della violazione ha accentuato le perdite dimezzandosi.
 

I restanti certificati hanno invece la struttura di base dei Cash Collect, prevedono cioè premi periodici e una protezione del capitale a scadenza , con barriera europea. Il Fixed Cash Collect di Unicredit ( DE000HV8B065) ha scadenza 3 anni e paga cedole mensili incondizionate dell’1% mentre la barriera a 69,82 dollari ( 60% dello strike) osservata solo alla scadenza determinerà il rimborso del capitale. Il flusso di 36 euro incondizionati fino alla scadenza ha consentito al certificato di ridurre in maniera consistente le perdite rispetto al sottostante e la variazione è risultata negativa del 14%, un’ottima tenuta di prezzo contro il 40% perso dall’azione sottostante.

Una migliore performance è stata realizzata da due certificati che presentano un payoff del tutto particolare, che l’Ufficio Studi del CedLAB ha messo da qualche mese sotto osservazione per la capacità di contenere la volatilità anche in caso di forti ribassi dei sottostanti. In questa occasione tuttavia non si può parlare di semplici “forti ribassi” ma di un vero e proprio dimezzamento improvviso e nonostante ciò i prezzi si sono mossi solamente del 12% verso il basso, contenendo quindi a un terzo le perdite dell’azione sottostante. Sono due i certificati con tale payoff con trigger cedola decrescente, rispettivamente DE000VQ8A2F3 che paga cedole del 3,23% trimestrali fino a un ribasso dell’85% a scadenza da parte del titolo peggiore del basket e DE000VQ8A9J0 che paga cedole del 3,95% trimestrali fino a un ribasso del 75% a scadenza. Pur non essendo configurate come cedole incondizionate, il meccanismo “step down” permette al flusso di premi di sostenere i prezzi sul secondario creando una sorta di effetto “ Airbag”. 

 

CEDOLE FINO A -85%

Il prodotto di casa Vontobel, il Cash Collect Memory, identificabile tramite codice isin DE000VQ8A2F3, permette di prendere posizione su un basket di tipo worst of composto dai titoli CureVac, Royal Caribbean, NXP Semiconductors e Peloton Interactive. La strategia sottostante prevede il pagamento ogni trimestre di coupon con effetto memoria del 3,23% sul valore nominale con trigger cedolare inizialmente posto al 50% dei prezzi strike. In ogni data di rilevamento da qui a scadenza, tale livello scenderà del 5% rendendo sempre più probabile il ricevimento della cedola e sostenendo le quotazioni del prodotto durante la sua vita. In ultima data, il trigger sarà del 15%, permettendo di ricevere il coupon previsto, ed eventuali coupon in memoria, di essere pagati, anche a fronte di una performance di -85% da parte di uno dei sottostanti. In circa due anni quindi, da oggi alla scadenza prevista per giugno 2023, si potrà conseguire un rendimento complessivo del 50% circa sull’attuale prezzo di acquisto in area 84 euro, non solamente se CureVac recupererà terreno ma anche se perderà ulteriormente fino al 10% circa, rimanendo in ogni caso al di sopra della barriera posta a 54,2 dollari.
 

CONCLUSIONI

Da quanto sopra analizzato è possibile ancora una volta giungere alla conclusione che i certificati sono strumenti finanziari in grado di controllare e contenere i rischi. Acquistare azioni altamente volatili può regalare grandi guadagni ma al contempo ingenti perdite. Chi avesse azioni CureVac in portafoglio oggi si troverebbe nella migliore delle ipotesi a dover sperare in un rimbalzo del 67% solo per rivedere i propri soldi investiti; chi lo avesse fatto invece con un certificato a cedola fissa o con struttura “step down” sul livello per le cedole, non solo ha oggi contenuto le perdite a un terzo ma potrà contare sulla restituzione del capitale e sul rendimento massimo previsto nel caso in cui entro la scadenza CureVac non perda oltre il 10% dai valori attuali

Articolo a cura di Pierpaolo Scandurra
Fonte: certificatiederivati.it

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