Sono settimane cruciali per l’economia cinese: un Equity Protection Cap per cavalcare con la protezione un’auspicata ripresa.
Torniamo oggi a parlare di opportunità di investimento sul mercato azionario cinese ma lo facciamo menzionando una struttura diversa dagli ormai “classici” prodotti Cash Collect. Il certificato di cui parleremo tra poco è in qualche modo adatto per tutti coloro che vogliano scommettere su una ripartenza dei titoli cinesi in un orizzonte di medio termine (5 anni), proteggendosi però integralmente da eventuali ribassi nello stesso arco temporale: la struttura è quella del certificato a capitale protetto, nello specifico di tipo Equity Protection Cap. Investire in un Equity Protection Cap equivale finanziariamente ad assumere una posizione lunga in uno zero coupon bond dell’emittente, con lo strutturatore che, invece di corrispondere il flusso cedolare tipico delle obbligazioni, acquista le opzioni accessorie atte ad esporre il possessore del prodotto ai rialzi di un determinato sottostante. Per strutturare un certificato a capitale protetto a partecipazione lineare, sarà così necessario comprare un’opzione call strike 0 (equivalente all’investimento diretto sul sottostante) ed un’opzione put con strike pari al livello di protezione desiderato; qualora la struttura risulti troppo costosa, l’emittente può scegliere di vendere un’opzione call, con strike (più elevato di quello corrente) pari a quello che sarà il cap del certificato, per incassare il premio e far così “quadrare i conti”.
Quali saranno i fattori che maggiormente influenzeranno il pricing del prodotto durante la sua vita utile? Certamente i movimenti del sottostante, con un delta crescente all’approssimarsi della scadenza (a meno che la struttura non vada particolarmente OTM o ITM), ma anche i tassi di interesse e lo spread di credito dell’emittente stesso: investire in un certificato a capitale protetto in un momento in cui i tassi sono ancora elevati può (a parità di altre condizioni) far apprezzare la struttura nel momento in cui gli stessi dovessero abbassarsi. Come accennato, il focus di questo Equity Protection Cap è sulla Cina dove, proprio nelle ultime settimane, le autorità hanno messo in campo diversi stimoli monetari e fiscali, con la PBoC (la banca centrale cinese), intervenuta sia sul tasso di interesse sulle operazioni medium-term lending facility (tagliato al 2% dal 2,3%), sia sul coefficiente di riserva obbligatoria (tagliato dello 0,5%), che in termini di sostegni al mercato immobiliare. È vero che le incertezze sono ancora molte dal lato macroeconomico, ma la protezione integrale del capitale a scadenza potrebbe convincere anche i più scettici su un mercato che tanto ha sofferto negli ultimi tre anni.
Arrivando finalmente alle caratteristiche del prodotto, stiamo parlando dell’Equity Protection Cap con codice ISIN IT0006766122, emesso da Marex e legato all’andamento dell’iShares China Large-Cap, un ETF che replica le performance dell’indice FTSE China 50 e che annovera tra le principali partecipazioni Meituan (Class B), Alibaba, Tencent, China Construction Bank, JD.Com e Xiaomi. Il certificato prevede a scadenza (fissata il 23 ottobre 2029) la protezione integrale del valore nominale (rimborso minimo pari a 1.000 euro, a meno di default dell’emittente) ed una partecipazione lineare alle performance positive dell’ETF oltre il proprio livello di strike (fissato a $32,17) e fino al cap fissato al 142% dello strike stesso (rimborso massimo pari a 1.420 euro). Il certificato è già acquistabile sul segmento Cert-X di Borsa Italiana ad un prezzo leggermente inferiore rispetto al valore minimo di rimborso.
Report a cura di Pierpaolo Scandurra
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