A fine anno il Quantitative Easing finirà e siamo alla vigilia di un aumento dei tassi. Conviene comprare Bot e Btp? Che fare con quelli in portafoglio? I consigli di Angelo Drusiani, esperto di mercati finanziari
Cosa succederà quando la Bce non acquisterà più i titoli di stato?
“La strategia che la BCE ha attuato per poco meno di quattro anni, pur cessando in forma diretta, proseguirà indirettamente con il rinnovo dei titoli governativi presenti nel portafoglio della stessa BCE che arriveranno a scadenza. La Banca resterà vigile in ogni caso, perché la sua presenza e la sua politica hanno consentito ai Paesi di area euro di indebitarsi a tassi via via cedenti.
Gli effetti sulle quotazioni dei titoli governativi dell’area Euro, delle emissioni italiane in particolare, potrebbero risultare più evidenti all’avvicinarsi del cambio di Presidenza della BCE a ottobre 2019. Le preoccupazioni vanno quindi spostate alla prossima primavera”.
Conviene investire in Bot e Btp? Quali i rischi?“L’investimento in Bot è a rischio zero, perché la durata massima, 365 giorni circa, non espone a movimenti di prezzi, se non in misura marginale.
Acquistare Btp, in particolare quelli con durata più lunga, vuol dire convivere con il rischio tassi, soprattutto per le durate dai cinque ai cinquanta anni.
Non è da escludere che i rendimenti dell’area Euro possano salire gradualmente, ma con costanza, da metà 2019. In questo caso, i riflessi sulle quotazioni dei Btp saranno moderatamente negativi, soprattutto per scadenze 2023 e, in misura via via superiore, per quelle successive.
Chi investe per beneficiare di un flusso cedolare non deve preoccuparsi particolarmente, perché, continuerà a riscuoterle e a scadenza incasserà il valore nominale investito.
Chi ama comprare e vendere più volte lo stesso titolo, attività di trading, sceglierà la durata decennale, per sfruttare i possibili rialzi del valore di mercato, se la Legge finanziaria sarà abbastanza rispettosa delle indicazioni UE”.
Cosa fare dei Btp già in portafoglio? “Non esiste un’unica strategia da attuare: dipende dalla propensione al rischio e dall’arco temporale degli investimenti effettuati.
Il cassettista potrà mantenere i titoli in portafoglio, perché, come ricordato al punto precedente, il suo obiettivo è incassare cedole e alla scadenza incasserà il valore nominale investito.
Chi teme che dal rialzo progressivo dei tassi, il suo capitale si possa deprezzare, potrà gradualmente ridurre la quota di titoli a cedola fissa, Btp e similari, sostituendoli con emissioni indicizzate all’inflazione, meglio quelle d’area euro, utilizzando il BTP indicizzato all’inflazione d’area euro, in questa fase in cui il costo della vita italiana sale in misura inferiore rispetto a quello dell’area euro nel suo complesso. In alternativa si possono scegliere in parte i Cct, le cui cedole sono indicizzate al valore del tasso €uribor semestrale. In questo caso, conviene scegliere emissioni che offrano una maggiorazione molto alta rispetto al tasso €uribor che esprime ancora un valore negativo. Nel corso del prossimo anno, il valore del tasso €uribor dovrebbe tornare ad evidenziare il segno positivo, di conseguenza il livello delle cedole salirà in misura interessante.
Consiglio per i trader:
Al trader conviene comprare e vendere Btp con durata minima cinque anni e lo farà a prescindere da quanto si aspetta sul futuro dei tassi, perché manterrà i titoli in portafoglio per pochissimo tempo”.
Per investire sui titoli governativi in Borsa Italiana si trovano numerosi Etf che consentono di esporsi su titoli di diverse durate riducendo il rischio.
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Articolo di Patrizia Puliafito
Fonte: www.salvadenaro.com
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