Anche quest'anno è stato rispettato il setup bullish di dicembre

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 28/12/2015 14:11

Con buona pace dei sostenitori della Teoria dell'efficienza dei mercati (EMH), anche quest'anno le borse hanno rispettato il setup bullish che suggerisce di acquistare azioni al termine della prima - e sovente unica - settimana negativa di dicembre: il ritorno positivo si è praticamente sempre concretizzato entro tre settimane. Questo è risultato particolarmente vero per Wall Street, che oltretutto ha beneficiato dell'influsso favorevole di fattori ciclici: come si ricorderà, il Delta System suggeriva un rialzo dalla scadenza del 14 dicembre alla data del 23 dicembre.

Ma nessuna borsa è risultata immune dagli acquisti pre-natalizi: fra gli indici del G25, hanno steccato soltanto il Nikkei e frazionalmente l'Ibex spagnolo. Naturalmente una rondine non fa primavera, e tre sedute non fanno una tendenza: il MSCI World lamenta tuttora una performance negativa (-2.1%) per il 2015, e l'indice dei titoli governativi mondiali (+0.8%) porta a casa una performance onorevole solo grazie al flusso cedolare. Insomma, tenuto conto della marcata volatilità che ha contraddistinto tutte le forme di investimento, a consuntivo l'anno che sta per chiudersi non ha penalizzato chi ha investito i propri risparmi sul cash. Resta da capire se questo orientamento risulterà premiante anche nel 2016: ma di questo ci occuperemo in dettaglio nell'Outlook per il nuovo anno, in preparazione.

Ancora una volta, è un problema di "qualità": di entità della partecipazione al rialzo da parte dell'universo delle società quotate, di qualità degli utili aziendali, non oltre espandibili grazie alla compressione dei costi (finanziari, delle materie prime e del lavoro); e capacità delle economie di sorprendere in positivo.

Piazza Affari si è risollevata, dopo aver testato il long stop mensile per la terza volta negli ultimi cinque mesi; ma presenta una dinamica deteriorata dall'inevitabile accartocciamento del CESI: come si può notare, l'indice che misura le sorprese economiche contiene il tasso di variazione a quattro mesi dell'indice MIB; impedendone consistenti miglioramenti al di là dei movimenti di breve periodo.


Gaetano Evangelista
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