Le materie prime continuano a riprendersi, con il Bloomberg Commodity Index che ha raggiunto un picco di sette mesi. Durante questo processo l’indice, che riflette il rendimento delle 22 principali commodity distribuite in modo uniforme tra i tre settori di energia, metalli e agricoltura, è tornato in una fase rialzista. Il tutto dopo un rally di più del 20% dal minimo di 17 anni raggiunto a gennaio.
Mentre i mercati petroliferi si sono stabilizzati intorno ai 50 $/b e i metalli preziosi hanno cercato di recuperare dopo aver ricevuto una spinta dai deboli dati sull’occupazione degli Stati Uniti, il settore agricolo ha continuato ad accelerare. Dal minimo di marzo il settore ha segnato +22%, a causa delle forti prestazioni dello zucchero, ma anche grazie alla soia. La soia rimane la commodity meglio performante con +60%, mentre le alluvioni in Argentina, seguite da timori di siccità negli USA, continuano a generare preoccupazioni riguardo la disponibilità delle scorte.
Il gas naturale si distingue con la sua crescita a due cifre. Le aspettative di temperature sopra la norma negli Stati Uniti e nel Golfo, durante le prossime settimane, non sono solo state di supporto per i cereali, ma anche per il gas naturale. L’aumento delle temperature aumenta la domanda di raffreddamento e di conseguenza quella di gas naturale. Questa ripresa della domanda arriva in un momento critico in cui le preoccupazioni per gli impianti di stoccaggio, che hanno toccato il massimo nel mese di ottobre, hanno mantenuto i prezzi sotto pressione.
Il crollo del ferro continua e la rottura al di sotto di 50 $/t è stata guidata dalle preoccupazioni che l’aumento dell’offerta da parte dei produttori a basso costo, in particolare in Australia, non trovi abbastanza domanda per essere assorbito. Dopo aver toccato un picco al di sopra di 70 $ durante la bolla speculativa generata dalla Cina, c’è il rischio che tutti i guadagni dell’anno – sopra 43,5 $ possano essere spazzati via.
L’oro risvegliato dai dati sull’occupazione Usa. Il ritmo mensile della creazione di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti ha rallentato nel mese di maggio ad appena 38.000, contro le aspettative di un aumento di 160.000. Si tratta del dato mensile più basso da agosto 2011 e oltre ad aver messo in difficoltà un rialzo per giugno, come per il mese di luglio ha anche favorito un’ondata di coperture per le posizioni lunghe sul dollaro.
Un dollaro più forte e i timori riguardo ai rialzi dei tassi sono state le principali ragioni della debolezza che ha colpito i metalli preziosi il mese scorso. Con questo numero, alcuni trader ora si aspettano da parte del Federal Open Market Committee un rinvio per il prossimo rialzo dei tassi USA non prima della fine del 2016.
L’oro è rimasto debole per tutto il mese di maggio, recuperando giusto più di un terzo del rally tra i minimi dello scorso dicembre fino al 3 maggio. La correzione di quasi l’8% è stata trainata principalmente dal riaggiustamento delle aspettative di quanto e quando i tassi di interesse USA dovrebbero aumentare.
I dati sull’occupazione di venerdì hanno rivendicato quegli investitori a lungo termine che avevano continuato ad accumulare oro, mentre il prezzo si indeboliva. Mentre gli hedge funds hanno ridotto le proprie esposizioni nel mese di maggio, un altro gruppo di investitori non ne aveva mai abbastanza: gli investitori di fondi negoziati in borsa (ETF) sono rimasti acquirenti per tutto il mese. E mentre il prezzo dell’oro ha ritracciato, le posizioni lunghe totali sono aumentate di 88 tonnellate, cioè del 5%, fino ad un massimo di 2,5 anni.
La tendenza ad acquistare in fasi di debolezza è stata finora mantenuta durante i primi giorni di negoziazione di giugno. Questo indica che gli investitori di lungo termine, che sono meno sensibili ai prezzi, continuano a cercare in altri dati i segnali degli sviluppi dei tassi e del dollaro USA.
Il più grande driver dell’andamento dei metalli preziosi all’inizio di quest’anno, a nostro avviso, è stato la continua riduzione del numero di Titoli di Stato che offrono un rendimento positivo. Il Quantitative easing europeo, insieme a quello giapponese – per citare i due più grandi – ha visto migliaia di miliardi di dollari di obbligazioni scambiare a rendimenti negativi.
Secondo l’agenzia di rating Fitch, il debito pubblico che scambia a rendimenti negativi è salito per la prima volta sopra i 10Tn. La ricerca di titoli di alta qualità che offrano un rendimento positivo è diventata sempre più difficile, lasciando i gestori di tutto il mondo a ricercare in ogni modo alternative sicure. Riteniamo che questi sviluppi siano, e continueranno ad essere, il motivo principale per cui la domanda d’oro è stata e continua ad essere forte.
Dal punto di vista tecnico, l’oro ha finora trovato supporto a 1205 $/oz, il primo livello di supporto critico dopo 1175 $ e 1145 $. Nel frattempo, una rottura sopra 1240 $/oz sarebbe il primo segnale, o la conferma, che si sia raggiunto il fondo. Tutti questi livelli sono basati su Fibonacci, che ha fornito una buona guida negli ultimi mesi. Attualmente, l’oro sta testando il livello di 1240 $, al di sopra del quale ci aspettiamo di vedere un rinnovato interesse in acquisto da parte di trader tattici a breve termine, come gli hedge funds.
Articolo a cura di Ole Hansen, Head of Commodity Strategy –Saxo Bank
Fonte: www.finanzaoperativa.com
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