C’è del buono nella birra

Finanza Operativa Finanza Operativa - 24/07/2017 18:14

La birra piace anche agli investitori. Le quotazioni del segmento brewery sono mediamente più alte rispetto a quelle del settore beni di consumo difensivi, con un rapporto Prezzo/Fair value di 1,10, ma è possibile posizionarsi su titoli con Moat elevato e prezzi convenienti come quelli di AB InBev (ABI) e Boston Beer.


Lo scandalo brasiliano rende conveniente AB InBev

ABI gode di un forte posizionamento all’interno del settore per effetto di  un vantaggio di costo nei confronti dei competitor e dell’elevato valore del suo portafoglio marchi. Il gruppo belga vende ogni anno oltre 450 milioni di ettolitri di birra, mentre i suoi principali competitor ne vendono non più di 300 milioni e la maggior parte della produzione è concentrata in poche aree geografiche. Questi due fattori le permettono di realizzare elevate economie di scala e di comprimere al massimo i costi di produzione e di distribuzione della merce.

Inoltre, il suo portafoglio marchi comprende 17 brand tra i più importanti al mondo che le consentono di controllare i principali mercati al mondo e realizzare mark-up generosi sui prezzi di vendita.
“Il mercato ha reagito male agli ultimi scandali politici in Brasile e nel sell-off di Ambev (società di cui il gruppo belga detiene il 62% delle quote) è stata coinvolta anche AB InBev che ha perso circa il 9% rispetto ai massimi degli ultimi sei mesi registrati a metà maggio”, dice Philip Gorham analista azionario di Morningstar.

“A nostro avviso non vi sono preoccupazioni particolare per il business di ABI in Brasile, sia per la natura difensiva del segmento della birra, sia perché nel primo trimestre dell’anno il volume di vendite di Ambev è tornato a crescere”. Le previsioni per i prossimi cinque anni indicano un progresso medio del fatturato del 3% e un’espansione del margine Ebit dall’attuale 32% al 39% nel 2021. Sulla base di questi ipotesi la stime del fair value è pari a 118 euro (report aggiornato al 22 maggio 2017).


Boston Beer, il mercato teme la concorrenza

Boston Beer non può contare su volumi di produzione comparabili a quelli di ABI, ma ha un portafoglio marchi di alto valore e il vantaggio di essere stata una delle prime ad entrare nel segmento delle birre artigianali. Questi due fattori le permettono di ricavare margini di profitto elevati sui prezzi di vendita e di beneficiare di un rapporto consolidato con i distributori.

“Il gruppo ha sofferto il brusco calo delle vendite a causa della crescente concorrenza nell’industria (-5,6% nel 2016). Le nostre previsioni indicano un negativo andamento dei ricavi anche nel 2017 (atteso un -4,6%), ma siamo convinti che il gruppo americano abbia tutto il necessario per tornare a crescere”, dice Sonia Vora di Morningstar. “Boston Beer, infatti, ha sufficienti risorse finanziarie da investire nella promozione dei propri marchi (spese in pubblicità pari al 12% delle vendite negli ultimi cinque anni) e ha una scala di produzione largamente superiore a quella dei competitor”. Il titolo è scambiato al momento a un tasso di sconto del 15% rispetto al fair value che è pari a 157 dollari.


Articolo a cura di Francesco Lavecchia, Morningstar
 

Fonte: www.finanzaoperativa.com

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