Un riallineamento ora doverosamente in atto

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 24/02/2021 10:19

A fronte di GDP che cresce a ritmi da economie emergenti, e di una stagione degli utili sorprendente; gli Stati Uniti (si) concedono finalmente l'auspicato consolidamento. Nel frattempo appare evidente una benvenuta rotazione settoriale.

Prosegue il consolidamento dei mercati azionari, dopo un inizio d’anno da incorniciare. I paralleli con il 2020 non mancano ma negli Stati Uniti, in particolare, il saldo del mese corrente risulta ampiamente positivo (+4.4% ieri sera); mentre un anno fa, sempre quattro sedute prima della fine di febbraio, il mese virava in territorio negativo: ribadendo il rosso del mese precedente, ed attivando un setup visto prima d’allora nel 2008, nel 2000 e nel 1973, fra gli altri casi. Il bear market, insomma, era ben annunciato, e fu infatti segnalato tempestivamente, in questa sede.

Una notevole differenza rispetto all’anno passato, riguarda la leadership di mercato. Ieri negli Stati Uniti, mentre la tecnologia era liquidata sotto i colpi di un aumento dei tassi di interesse che comporta una attualizzazione qui penalizzante dei flussi di cassa attesi nel futuro, l’Energy brillava con un saldo a fine seduta superiore al 3%. Il comparto in esame è stato suggerito nell’Outlook di inizio anno. Potrebbe essere l’inizio di una tendenza: da quasi vent’anni non si registrava una seduta in cui il Nasdaq 100 cedesse più del 2.5%, a fronte di un rialzo specularmente opposto da parte dello S&P Energy. Un setup di questo tipo è stato registrato per la prima volta ad aprile 1999, e si manifestò in tutto sette volte, a cavallo fra il vecchio ed il nuovo secolo. Delle trenta migliori azioni dello S&P da inizio anno, un terzo appartiene al settore energetico.

La stagione degli utili, quasi passa in secondo piano. A domenica sera, l’83 percento delle società quotate ha reso noti i dati di bilancio del Q4. Il beat rate si colloca oltre l’80% per il terzo trimestre di fila. Quando la stagione degli utili è incominciata, le stime degli analisti erano orientate verso una contrazione degli EPS operativi del 9%; oggi le attese sono per una crescita superiore al 5%. Il delta conseguente, prossimo al +15%, costituisce la sorpresa più corposa dal 2009: dopo l’ultima recessione, dal quale il bull market prontamente ripartì.

Anche le stime di crescita macro hanno conosciuto un vistoso upgrade nel giro di poche settimane. Stando a quanto riporta l’agenzia Bloomberg, il 9 novembre gli economisti proiettavano un PIL americano quest’anno in recupero del 3.7%. Oggi, la previsione si colloca a ridosso del 5.0%: è un dato che tende a registrarsi più in un’economia emergente, che non in una economia sviluppata. L’ultima volta che il GDP americano è cresciuto in simili proporzioni, risale al Q2 2000; poi, bisogna risalire fino al 1984.
Tornando al mercato azionario, il consolidamento in atto sta ricalcando le attese dei modelli previsionali proposti ad inizio anno. Come rilevato, la stagionalità ha ritardato un riallineamento ora doverosamente in atto; e destinato a protrarsi fino all'appuntamento ciclico con il minimo.

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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