Se la correlazione fra mercato azionario e rendimenti obbligazionari fosse rimasta quella consueta; a quest’ora lo S&P500 avrebbe ripiegato da tempo verso livelli meno esaltanti, in ossequio alle prescrizioni meno entusiaste del mercato obbligazionario.
Un inizio di settimana scoppiettante ha lasciato spazio, nelle ultime 48 ore, ad una fase di mercato più riflessiva: con gli indici incerti se procedere in una definitiva rottura verso l’alto; ovvero fare marcia indietro di fronte a resistenze di un certo spessore.
La qualità del rialzo è quella ben nota: a fronte di un Eurostoxx praticamente sui massimi degli ultimi due mesi e mezzo; soltanto il 30% delle società europee può vantare uptrend (per esso intendendosi il posizionamento sopra la media mobile a 50 giorni). Lo S&P si è mosso egregiamente, per usare un eufemismo; ma ieri sera il nostro ADT11 era di poco superiore al 50%. Il denaro si orienta verso poche, note società.
Questa selezione sta mettendo in difficoltà anche chi da anni attendeva questo momento per mostrare la fondatezza della richiesta di commissioni di gestione superiori alla media. Secondo l’agenzia Standard&Poor’s, i gestori “attivi” nel Vecchio Continente hanno fatto peggio del benchmark a marzo e nel primo trimestre, rispettivamente nel 66 e 57% dei casi. Gli active money manager lamentavano il loro costante ritardo di performance negli anni passati, alla luce di un mercato che saliva sempre, premiando i fondi passivi. Ma ora che i trend si avvicendano furiosamente, fornendo limpide opportunità agli stock picker, i ritorni si rivelano inferiori alla media.
È una delle tante contraddizioni di questa fase. I giorni immediatamente successivi al minimo di marzo hanno visto i rendimenti obbligazionari schizzare verso l’alto. Poi, mentre lo S&P500 si arrampicava, lo yield dei Treasury ha mestamente ripiegato; in palese dissociazione rispetto alla evoluzione del listino azionario. Questi profetizza un futuro radioso per il ciclo economico nel secondo semestre; quegli al contrario sottolineano la persistente prevalenza di pulsioni deflazionistiche.
Se la correlazione fra mercato azionario e rendimenti obbligazionari fosse rimasta quella consueta; a quest’ora lo S&P500 avrebbe ripiegato da tempo verso livelli meno esaltanti, in ossequio alle prescrizioni meno entusiaste del mercato obbligazionario. Chi dei due mercati ha ragione?
Difficile stabilirlo. Negli ultimi giorni abbia fornito una chiave di lettura alternativa, sul nostro mercato; basata su quello che abbiamo definito “il setup dei minimi”. Se i precedenti storici isolati, apparentemente simili a quanto occorso di recente, trovassero fedele replica nel comportamento del mercato; l’All Share Italia dovrebbe formare un minimo nelle prossime ore e partire spedito alla volta dei target di tempo e di prezzo proposti ieri nella mappatura offerta.
I livelli che farebbero scattare gli acquisti sono quelli già esplicitati.
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